I PRIMI CONTI - E' partito con i fischi, Bonucci. E' arrivato oggi tra gli applausi di un popolo con cui ha avuto picchi di ogni genere: prima di Berlino era un santino da portafogli, l'incarnazione di una fede che ha sempre professato. Poi il Milan, il tradimento. Il ritorno e il continuo redimersi: senza abbassare la testa, ché non sarà mai e poi mai il suo caso. Dopo l'Europeo da protagonista, la pasta asciutta, Wembley e la consacrazione nazionale e internazionale, Bonucci però si è ritrovato a fare per la prima volta i conti con l'avanzare dell'età, con l'iniziare dei dubbi. Polpaccio. Adduttore. Rientri e ricadute, quasi in serie: è stato un 2022 da dimenticare, sempre fuori e sempre quando ce n'era più bisogno. Gli avrà fatto un male cane, proprio lui che era abituato a 40 partite all'anno.
UNA GIORNATA DA RICORDARE - Pian piano è ripartito: non poteva fare altrimenti, a differenza della Juve. Oggi è rientrato per un finale da protagonista e soprattutto per raccogliere l'eredità - pesantissima - di chi gli è sempre stato di fianco, oltre a chi giocoforza gli è stato piazzato davanti. Anche qui: un gran bel fare da capitano, mentre tutto intorno urlava "Dybala" senza ricordare il suo attaccamento, ha fatto spallucce e si è fatto trovare pronto. Dal prossimo anno, Chiello permettendo, non ci saranno più dubbi: la fascia sarà sua e a guidare un'altra transizione, a mantenere forte la tradizione, sarà proprio Leo. Che con due gol, cinque in totale, porta a un passo soltanto la sua Juventus verso la più grande delle ossessioni.