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Siamo a inizio stagione, la miglior forma e i giusti meccanismi devono ancora essere trovati. È normale che sia così e se non ci fossero i precedenti delle passate stagioni probabilmente molti meno criticherebbero la Juventus dopo il pareggio contro l’Atalanta. Un pareggio che ci sta, è nell’ordine delle cose. La Dea da provinciale si è sempre più imposta come grande squadra, fastidiosa da affrontare ancor più a Bergamo. Il problema non è il punto portato a casa, la casella X.
 
No, il problema è quanto successo nel post partita e le parole dei protagonisti, indifendibili. Quasi come un colpo di spugna alla storia della Juventus. Le frasi motivazionali alla Continassa, il motto “Vincere è l’unica cosa che conta”, come se non esistessero.
 
Visi sorridenti, una malcelata soddisfazione. Per un pareggio. Arrivato dopo una prestazione tutt’altro che brillante, anzi. La Juventus e i suoi tesserati sono soddisfatti dopo ieri sera. Occorre ripeterlo per fissarlo in testa, per crederci veramente. Il motto è diventato un altro: “Se non si riesce a vincere, allora non bisogna perdere”. Come se questa Juventus avesse mai provato a vincerla la partita del Gewiss Stadium.
 
Si ciarla continuamente del peso della maglia Juventus. Ma che peso può avere la maglia indossata da chi scende in campo per limitare i danni, per pareggiare le partite, per puntare ad un quarto posto. Pesa come piuma, perché alleggerita del peso della storia bianconera. Ridotta a qualche frase motivazionale e poco più.