Ma facciamo un passo indietro.
A inizio stagione, il suo allenatore Paolo Montero disse che Nonge ha tutte le qualità per poter diventare un Davids del futuro: “Gli faccio vedere i suoi video”. Come al Pitbull, la personalità di certo non manca. Personalità che a volte supera i limiti di quello che può essere consentito all’interno di un club professionistico e che gli sono valse ramanzine e, in alcuni casi, l’esclusione dalla lista dei convocati per motivi disciplinari. Una “rebeldia” – per tornare alle parole di Montero -, che dalle parti di Vinovo si lavora affinché esploda solo all’interno del rettangolo di gioco. Solo alcune settimane fa, ancora il suo allenatore, ha dichiarato di averlo visto cresciuto sotto questo punto di vista e di vederlo più maturo.
Con 2.146 minuti, Nonge Boende è il terzo per minutaggio nella rosa della Juventus Primavera, dietro Hasa e Citi: un insostituibile. A questo si aggiunga l’ora di gioco collezionata con la Next Gen e la presenza nella prestigiosa amichevole dell’Emirates con l’Arsenal, tra le fila della prima squadra di Allegri. Segnale inequivocabile della stima del club per il centrocampista. Stima guadagnata sul campo, con una stagione giocata su alti livelli: bravo nelle due fasi, qualità fisiche fuori categoria, tecnica e classe che hanno portato lo staff tecnico, nelle ultime partite, a provarlo anche nella posizione di sottopunta.
Una stagione, fin qui, di ottima fattura, al netto di qualche passaggio a vuoto perfettamente comprensibile in questa fase del percorso di crescita. E quella rebeldia da incanalare nei binari giusti, affinché l’enorme patrimonio di talento non vada sprecato. Da parte sua, la Juventus dimostra di crederci e puntare su di lui, come dimostra la volontà di andare avanti ancora a lungo.