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Parola d'ordine: qualità. O tecnica, per dirla alla Allegri. La Juve va a caccia di idee, ma anche di novità e freschezza. Sì, perché sulla carta un po' di qualità ci sarebbe, anche se in questi anni si è vista raramente... Non è un mistero, il centrocampo è senza dubbio il fulcro dei problemi bianconeri, che soffrono da anni l'assenza di giocatori completi, di personalità e in grado di creare un reparto solido e affidabile. Non diciamo dai tempi di Pogba-Pirlo-Marchisio-Vidal, senza troppi dubbi la miglior costruzione degli ultimi 10 anni, ma almeno da Khedira-Pjanic con Matuidi in aggiunta. Da Cardiff in poi sostanzialmente, fatta eccezione per la stagione successiva in cui la Juve ha tenuto botta, è mancato un vero e proprio ricambio nel reparto. Scelte sbagliate, acquisti rivelatisi più un peso che una soluzione e poca, pochissima amalgama. Il risultato? Una squadra che fatica a creare gioco, che talvolta si scioglie anche nella fase difensiva e appare senza collante tra i vari reparti. Come si diceva, sulla carta, la qualità c'è e c'era al momento di alcuni acquisti, ma non quella giusta per creare un reparto degno: l'ossimoro è proprio questo, un reparto ricco di qualità sbagliate. E di giocatori che forse appaiono più in difficoltà di quanto dovrebbero, ma che sicuramente hanno dimezzato o più il loro valore. 

ECCEZIONI - In tutto questo ci sono delle eccezioni, una è la penultima in ordine di acquisto: Manuel Locatelli. Lui, per gioventù, forza e personalità è senza dubbio una colonna da cui ripartire. A lui verrà aggiunto Paul Pogba, sempre più prossimo all'arrivo e che andrà a colmare i limiti di un centrocampo che da sei anni a questa parte uno come lui non l'ha mai ritrovato. A loro si aggiungono Denis Zakaria, ultimo arrivato e che può essere comprimario importante, forse più muscolare che tecnico, e Weston McKennie, che deve ancora rientrare seriamente dopo i tre mesi di infortunio. Proprio l'americano è una di quelle pedine da giocarsi sul mercato, utile per fare cassa e magari raggiungere obiettivi più costosi, nonostante sia il più dotato in termini di inserimenti e gol. Ma ci sono altri tre nomi, senza contare i giovani: Rabiot, Ramsey e Arthur, 20 milioni di stipendi in tre. Se il primo è solo in bilico, non incedibile ma pronto a partire se arrivasse un'offerta, gli ultimi due sono entrambi fuori dal progetto. Il gallese tornerà dal prestito ed è destinato a un nuovo addio, con la rescissione contrattuale come soluzione per terminare in anticipo il contratto in scadenza nel 2023, mentre il brasiliano va a caccia di una nuova sistemazione da gennaio e anche il suo agente Pastorello si sta muovendo per trovarla. Per coincidenza ma non troppo, sono proprio la perfetta rappresentazione di questa situazione: qualità sì, ma non utili alla causa, per motivi più volte affrontati e raccontati, ma soprattutto oggi totalmente deprezzati, al punto che alla Juve mira più di tutto a liberarsi dei loro ingaggi pesanti.

QUALITA' - La Juve, quindi, cerca qualità. Fagioli e Miretti sono i nomi fatti in casa, che cercano un'occasione nella Juve per mettersi completamente in mostra, ma dall'estate scorsa ad oggi tanti nomi sono stati fatti proprio seguendo ciò che manca: tecnica, classe, numeri. Dove si pesca questa qualità in Italia? Da Fabian Ruiz a Luis Alberto, registi decentrati con tanta visione sempre piaciuti in casa bianconera, da Malinovskyi a quel Milinkovic-Savic che rappresenta il sogno da tempo, arrivando a un Zielinski, altro vecchio pallino che negli anni ha ben figurato nel Napoli. E fuori dai confini italiani? Lì si trovano diversi nomi avvicinati di recente, e non solo, alla Juventus. Da Paredes a Gundogan, da Jorginho a De Paul. Idee che possano limare un problema presente da anni, con una parola chiave, che da sola però non basta. 

Dove si trova la qualità? Tutti i profili tra Italia ed estero, tra obiettivi, idee e giocatori avvicinati alla Juve di recente