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No, non è facile risolvere in poco tempo i molteplici errori del passato. Se ne deve essere accorto Giuntoli che, infatti, non trova soluzioni, ma rimedi.
Deve, prima di tutto, sfoltire, ma la Juve è in difficoltà, parte svantaggiata. Si trova, cioè, col coltello dalla parte della lama: ha troppi giocatori, di non eccelsa caratura ed è costretta a vendere. Le altre squadre lo sanno e molta offerta abbassa i prezzi. Questa combinazione la costringe a fare di necessità virtù.
Ecco, allora, le operazioni Pellegrini e Arthur. In maglia bianconera non hanno quasi mai convinto; l'anno scorso, in prestito, non hanno brillato, anzi; sono fuori dal progetto, e allora chi se li piglia detta le condizioni o quasi. Intanto per Arthur bisogna prolungare il contratto in scadenza, poi affinché la Fiorentina lo accolga pagare alla società viola la metà dello stipendio. Idem per Pellegrini alla Lazio, il cui contratto non in scadenza viene comunque prolungato, e il cui stipendio viene pagato dai bianconeri per il sessanta per cento. L' obbligo di riscatto (si parla di 5 milioni di Euro) si verifica se i biancoazzurri entrano in Champions. Sembrano, quindi, prestiti a prezzi di saldo.
Zakaria a venti milioni al Monaco, più percentuale su eventuale cessione, non sembra un cattivo affare, ma si tratta d'un giocatore che, a Torino, non ha avuto praticamente possibilità di giocare. La fretta, l'ansia, un mercato a toppe senza programmazione alcuna lo hanno accolto e rigettato in un battibaleno.
Sono proprio la fretta e l'improvvisazione due, tra i fattori principali, che hanno smontato la compattezza della Juve. Il giro vorticoso degli allenatori ne ha anche minato l'identità. Ci vogliono, quindi, pazienza, calma (non in campo) e programmazione. E' necessario ricostruire quasi da zero.
Fuori dalla scena internazionale, prima di parlare di scudetto bisogna capire chi si è. E ancora la Juve non lo sa.