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"Io vivo per il gruppo, sono disposto a dare tutto per questa che è la mia seconda famiglia". C'è tutto di Federico Gatti in queste parole pronunciate nell'immediato post partita di Monza-Juve, dopo quel gol pesante come un macigno che aveva riportato i bianconeri in vantaggio e cancellato la beffa del gol di Valentin Carboni a tempo (quasi) scaduto. C'è l'anima di un giocatore partito dal basso, che sa bene quanto conti la forza del collettivo per vincere. C'è la testa dura del guerriero che non si arrende di fronte a niente, anche quando sembra già tutto scritto. C'è anche quel pizzico di incoscienza di un difensore che non esita a gettarsi in avanti per fare una cosa che solitamente si addice poco a uno del suo ruolo, "rubando" il posto a un attaccante e segnando una rete pesantissima.

JUVE OPERAIA - Gatti è l'emblema perfetto di una Juve operaia che, magari solo per due notti, continuerà a guardare tutti dall'alto, consapevole che spesso non servono fronzoli e chiacchiere, ma nemmeno troppi discorsi tattici, per portare a casa una vittoria. La Vecchia Signora di oggi ha la scorza dura della squadra che ha capito l'importanza di stare insieme nel bene e nel male, perché solo rimanendo compatta e soffrendo all'unisono, come un unico corpo, si possono scacciare i fantasmi. E allora un "grazie" il numero 4 se lo merita, perché forse nessuno come lui sta incarnando con tutto se stesso il motto della Juve: "fino alla fine", contro tutto e tutti.