PIÙ QUALITÀ – Ergo: cambierà tutto per non cambiare niente. Ossia: mini rivoluzione nella rosa, ma stesso obiettivo. Quello di vincere. E stavolta, magari, farlo anche attraverso una struttura e impostazione di gioco che possa diventare pure il marchio della singola squadra. Ah, non che ce ne sia bisogno: ma è un aspetto che sembra avere solo lati positivi, dagli effetti sul marketing a quelli strettamente legati al campo. E allora, girandola di nomi emblematici: usciranno Sturaro e Lichtsteiner, con lo svizzero diventato emblema dell’animo gregario che la Juve si porta dietro dal primo anno di questo ciclo pazzesco; dentro – probabilmente – Cancelo e Can. E va bene: facile fare qui i paragoni. Ma è nei dettagli che si nasconde l’ambizione della squadra: la Juve palesa infatti le sue intenzioni nelle trattative minori. Un esempio? La pista che porterebbe a Milan Badelj: nell’ottica bianconera, possibile ruolo da sesto centrocampista. In più di quindici squadre del campionato italiano sarebbe indiscusso titolare, per giunta protagonista.
UNICA ECCEZIONE – Cancelo, Darmian – così come Leonardo Spinazzola – vogliono dire tutta la quantità di questo mondo: però anche e specialmente qualità. Dopo l’affidabilità degli andirivieni di Lichtsteiner ed Asamoah, la Juve cambia accezione allo stesso ruolo. Che sì, stavolta torna ad essere primo fulcro e fuoco di gioco, un po’ come accadeva con Dani Alves prima che Allegri ne pretendesse altri compiti. Serviva una piccola svolta, in questo senso: soprattutto in mediana, dove uscirà chi non potrà più dare il suo contributo a una squadra che non ammetterà più attese o passi falsi. Emre Can è meraviglioso simbolo di svolta; Milinkovic-Savic ne sarebbe la sublimazione. L’unica eccezione del nuovo ‘tecniciclo’ sta nel centravanti: via un regista offensivo come Higuain e spazio a un attaccante tipico e dai mille gol sul taccuino dei sogni realizzati. Questioni di equilibrio e di bilanciamenti col karma: la Juve non vuole più sguazzare in polemiche o affanni d’alcun tipo.