UN ALTRO KULU - La sfida è restare così, senza partire per la tangente, e allo stesso tempo senza smarrire il fuoco sacro della qualità che alimenta il suo talento. E' stato un altro Kulusevski, comunque. Più pragmatico e meno imbrigliato sulle sue stesse giocate, attento all'aspetto tattico e non ancora lucido da sprigionarsi negli ultimi 25 metri. L'unica palla che è riuscita a rotolare dalla sua parte, l'ha calciata con una dolcezza fuori dal comune, rendendola divina e cioè lontana dagli atti puramente umani. Non era semplice eppure l'ha imbucata come un biscazziere che passa le giornate al tavolo da biliardo. Un colpo dritto, pure al cuore. Soprattutto al cuore.
IL RUOLO - Si è dimostrato una soluzione, Dejan. Una in più e non la prima in assoluto. A vent'anni ci deve stare, e la pazienza per le grandi cose sarà fedele compagna di viaggio in una stagione in cui si è ormai abituato a scene da comprimario. Ha un'età per sognare e una squadra in cui razionalizzare è la virtù più importante: Pirlo ha saputo prenderlo nel mezzo, dandogli compiti precisi e lasciandogli la libertà di attaccare lo spazio assecondando il momento e i guizzi. Infine, ha messo da parte il manuale dei giovani campioni e riciclato un vecchio dogma degli inserimenti nei massimi contesti: ogni giorno è una scoperta e da ogni scoperta si cresce. E Kulu ha scoperto di poter essere grande senza cercare per forza la giocata, seguendo esclusivamente il piano pre impostato. Non è un passo banale.