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Salite. Discese. Poi salite, poi discese. In loop. Ripetere. Con ritmo quasi sostenuto. La Juve è ogni possibilità tra una sosta e l'altra, sempre più spesso disattesa. Dovrà nuovamente compattarsi se vuole mantenersi mentalmente predisposta a una rimonta in campionato, se vuole concedersi ancora il lusso di guardare 'oltre il confine'. Ecco, ma cosa c'è? C'è la speranza di salvare la stagione. O almeno la seconda parte, quando la Juventus virtuale potrà essere finalmente realtà. 

DALLE PAROLE DI ALLEGRI - Sì, lo sappiamo: Chiesa e Pogba risolverebbero problemi. Lo farebbe pure Di Maria, se solo ci fosse. Bremer aveva dato prova di essere già pronto, Paredes era in ritardo ma il nome resta una garanzia. E di garanzie la Juve, oggi, non ne ha. Ha solo una grossa paura delle scorie. Ieri Allegri l'ha ribadito in conferenza stampa: non bisogna fermare il ritmo riacquisito in campionato, non deve - la Juve - vivere una nuova salita per poi sperare nell'ennesima discesa. Il calendario dice Lecce. Poi Psg, quindi Inter. Tre partite che potrebbero riconsegnare una versione diversa del gruppo: se cadere fa parte del percorso, rialzarsi è sintomo di una squadra in salute a prescindere dalle sbandate del Da Luz. 

SALVARE LA (PRIMA) STAGIONE - Tre partite anche per salvare la stagione, per iscriversi con più forza nel girone di chi attende: un vento di fortuna, un crollo degli avversari, un paio di giocatori determinanti. Ogni necessità, per Allegri, non si è mai trasformata in virtù. E la tempesta è stata lunga, a tratti 'perfetta': in attesa anche di capire le condizioni di Vlahovic, il diktat è andare avanti, nonostante tutto, a prescindere da una delusione dai contorni drammatici, per il gruppo, per l'ambizione, per la frustrazione di 15 mesi al di sotto di aspettative e possibilità. L'umore è come la stagione: salite e discese, discese e salite. Sembra i vicoli di Lisbona, e forse non è un caso: ogni angolo ha un suo scorcio, ogni bivio una sua direzione precisa. Servirebbe una bussola, o comunque dei punti di riferimento. Vagare senza meta è solo controproducente.

CHI TORNA IN BILICO -
E cosa succede, adesso? Il punto più basso è stato toccato certamente col Maccabi, non a caso anche Andrea Agnelli ha sentito l'esigenza di parlare dopo mesi passati a vederlo solo a bordocampo. Allegri è stata una sua scelta, e questa scelta oggi è più in bilico che mai; anche la decisione di prolungare il rapporto con Bonucci - spalmando l'ingaggio - non trova un consenso generale, tutt'altro. Nel cantiere riaperto a Lisbona, sono nuovamente emerse tutte le difficoltà, tutte le mancanze. Un Cuadrado agli sgoccioli, un Gatti inadeguato, un centrocampo sofferente (e stavolta senza Rabiot) e il momento di Kean spacciato per magico. Sopravvalutati, tutti. E tutti, ancora una volta, sul banco degli imputati.