UNA JUVE PIATTA - Cos'è la Juve, alla seconda di campionato? Più o meno un'incognita. E' più di un cantiere aperto, meno di una squadra da scudetto. Il vero dubbio, che si mischia all'insoddisfazione, porta a galla la passività di una squadra spenta e scarica, lenta nel girare palla e idee. E allora: perché Allegri insiste nel tenere tutta la Juve in mezzo, senza farla sfogare sulle fasce? Kostic e Cuadrado, oggi altalene d'emozioni e d'azioni, sono pur sempre asset di una squadra che ha un unico punto forte eppure non lo sfrutta mai. Anzi: va a incastrarsi tra le maglie di un centrocampo imbarazzato dalla mole di pressioni, situazioni, palloni da gestire. Una Juve piatta, non c'è altra definizione. Un elettrocardiogramma che non schizza mai. In alto o in basso. Una vita triste.
COSA SALVARE - Oh, ovviamente nell'arco di una stagione, il punticino a Marassi porta bene e muove la classifica. Il motivetto è facile da fare, come fosse il ritornello del tormentone estivo. E la speranza per la Juve è che da Marassi torni con una lezione sincera: cosa prendere, cosa evitare, come muoversi. Aiuterà, questa partita, anche Kostic nel suo inserimento. Aiuterà, questa partita, anche Allegri nel capire che senza rifornire gli esterni questa Juve fa il triplo della fatica. E aiuterà, chissà, si spera, anche nella ricerca degli uomini giusti: Miretti è stato il salvatore della patria e per poco una sua giocata non cambiava i connotati della partita. Lo stesso Rovella, probabilmente in partenza: molto più intraprendente dello spento Locatelli. Sono segnali. Da prendere con le pinze, però da prendere.