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"Premessa: ogni club ha il diritto, anzi il dovere, di mantenere saldi i conti del bilancio. E se la Juve dovesse rinunciare a Paulo Dybala per questione economica, nessuno potrebbe mai dire nulla". Inizia così l'editoriale di Matteo Marani sulle colonne di Tuttosport, che aggiunge: "Anzi, negli ultimi anni si doveva porre più attenzione ai numeri, come hanno fatto capire alcune frasi di Arrivabene in questi mesi. Gli ingaggi di calciatori come Rabiot e Ramsey, presi sì a parametro zero, ma (ri)pagati con un ricco stipendio, sono stati deleteri. Proprio quegli stipendi hanno alzato le pretese del resto della rosa, partendo da Dybala. Perché devo guadagnare poco più di compagni di secondo piano quando sono io la stella? Su questo, infatti, non si discute: Dybala resta, forse con Cuadrado e con il giovane De Ligt, e in assenza di Chiesa, il giocatore più prezioso della Juve di oggi. Non ha senso addentrarsi ora nelle differenze tra talento, campione e fuoriclasse. Forse l’argentino sta all’incrocio tra le prime due categorie, ma certamente è un fantasista che poche squadre hanno in Europa e nessuna in Italia. Il tallone d’Achille è la continuità, zavorrato dagli infortuni. Ogni stagione i muscoli sono il suo peggiore avversario. Ma quando c’è, quando è in condizione, Dybala propone sempre un’idea diversa da quelle di tutti gli altri. Non è neanche vero, come sostengono alcuni critici, che manchi di personalità".

"Il 10 bianconero è andato in doppia cifra in 4 stagioni su 5, toccando 22 gol quattro anni fa, quando godeva della fiducia dell’ambiente. Poi le relazioni si sono raffreddate: discontinuo, dal rendimento estemporaneo, fragile e, infine, superfluo. Ma a 29 anni da compiere, Dybala è un giocatore al quale è difficile rinunciare senza pentimenti, in particolare se dovesse poi rinforzare Inter o Barcellona", chiosa poi Tuttosport