Per questo Dybala soffre quando viene messo in secondo o terzo piano rispetto a Ronaldo: okay, lui è un re, ma io merito altrettanto rispetto. Invece Sarri, se deve sostituire un attaccante, alza sempre la lavagna con lo stesso numero: 10. E Paulo sbuffa. Lo ha fatto anche contro il Parma, esagerando: a dieci minuti dalla fine, con la Juve sbilanciata e perciò sofferente, avrebbe dovuto accettare serenamente. Invece ha voluto mandare un altro segnale: tu mi togli, ma io non sono d’accordo.
La verità è che Dybala non è Ronaldo. Lo può essere per il rendimento, mai per il peso che Cristiano ha sulla Juve e su Sarri. E’ una questione di storia, di fama, anche (o forse soprattutto) di soldi. Ha dunque ragione ad arrabbiarsi l’argentino? Non sempre. In fondo l’allenatore con lui e Higuain è stato abbastanza chiaro a inizio stagione: siete voluti rimanere, sapete che potete anche stare fuori. Li aveva avvertiti, insomma. E se oggi Dybala è il migliore, quelle parole restano. Forse ingiuste, certo superate, ma comunque chiare.
@steagresti