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Non è tanto il risultato, che rappresenta il primo passo indietro rispetto alle ultime partite. Pareggiare a Genova, senza Rabiot, dopo una striscia così positiva, non è un dramma anche se il ritmo che sta mantenendo l'Inter rende l'1-1 un passo falso. Piuttosto, è come è arrivato questo risultato. Non è, in questo caso, neanche questione di gioco, o meglio, di "bel gioco". Inutile (e forse è giusto così) chiedere a questa squadra, con Allegri in panchina, di essere "belli" da vedere. E' l'atteggiamento ad essere mancato dopo il gol di Gudmundsson. Non c'è stata quella "rabbia" e cattiveria mostrata ad esempio, contro il Monza.

E allora, se è vero che fino ad ora, i fatti e le parole (dei giocatori in primis), avevano mostrato come al di là degli obiettivi societari e dichiarati da Allegri, lo sguardo fosse rivolto al primo posto e allo scudetto, qualche dubbio, dopo il secondo tempo di Genova, è lecito. Non è sembrata una squadra che abbia fatto tutto ciò che poteva per portare a casa l'intera posta e tornare - anche solo momentaneamente - prima in classifica. La domanda allora è, per cosa lotta davvero questa Juve?

Nelle ultime settimane, i segnali avevano portato ad un'unica direzione, quella più ambita. Nell'1-1 di Marassi invece, c'è stato un passo indietro (il secondo oltre al risultato). Un punto in trasferta, dopo tante vittorie, si prende senza troppi problemi se l'obiettivo è qualificarsi in Champions, soprattutto considerando il vantaggio che c'è sulle altre. La squadra non avrebbe dovuto accontentarsi se invece si punta con decisione al campionato. O magari, è "solo" un caso, una questione tattica, tecnica o di energie finite nella seconda parte di gara. In ogni caso però, Allegri avrebbe comunque un problema da risolvere più in fretta possibile. Trentasette punti dopo 16 giornate sono molto più delle aspettative iniziali. Ma ora alla Continassa hanno una domanda a cui rispondere. Si gioca per lo scudetto o per i primi quattro posti? Da qui, poi, si andrà avanti, in un senso o nell'altro.