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Uno finisce nella tasca di Bremer, l’altro nella lista dei migliori in campo, al di là del fatto che il gol non sia arrivato. I riflettori erano tutti su di loro: Vlahovic e Lukaku, un dualismo creatosi in estate a causa delle grandi manovre di mercato.
 
E l’attaccante serbo si traveste da Lukaku. Fa una partita maiuscola dal punto di vista fisico: spalle alla porta sono tutte sue, fa la lotta, protegge palla e la smista per i compagni. Quello che dovrebbe fare ill belga che invece scompare in mezzo alle maglie bianconere, contenuto senza neanche troppe difficoltà da un Bremer che dimostra così di aver meritato il recente rinnovo di contratto. Lucido, mai eccessivamente nervoso, efficace in avanti: con questo Vlahovic si può sognare, anche se non finisce sul tabellino dei marcatori.
 
E poi c’è la lezione imparata dalla squadra. L’approccio al secondo tempo ultimamente aveva fatto male: era scomparsa la paura di prendere gol per lasciare spazio ad un pizzico di arroganza. E invece no, è proprio nei primi minuti della ripresa che la Juventus decide la partita contro la Roma. Compatti, concentrati, a tratti una provinciale di lusso: è la squadra che vuole Allegri ed è quella che si vede in campo. La paura quindi c'è, ma è di quelle sane, di quelle che ti  tengono sul pezzo fino alla fine.
 
L’Inter si avvicina, la Juve mette pressione. Questa sera, con questa vittoria così pesante, il sogno scudetto è un po’ più concreto.