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Non è più bianconero. E' solo nero, ed è sfiducia e preoccupazione. Senza nemmeno un briciolo di ambizione. Cosa sarà di questa Juve stanca e lenta, di questo gruppo che non riesce a venir fuori di carattere, né a far prevalere l'orgoglio? E' una giornata di riflessione, oltre che di lavoro: Pirlo già questa mattina guarderà negli occhi i suoi ragazzi. Parleranno. Analizzeranno. Faranno i conti con i problemi e non solo con quelli di Benevento. Insieme, proveranno a ripartire. 

IL GRUPPO - Quantomeno, l'allenatore può contare sul gruppo. Che ha dato avvisaglie di unità, anche nei commenti. Che però ha bisogno dei suoi senatori, così come recitava il monito del Maestro: "Anche i meno giovani devono capire i momenti della partita, altrimenti questi punti persi rischiano di pesare in maniera pesante". Il 'rischio' di cui parla Pirlo è già certezza, a prescindere da ciò che produrranno Napoli e Milan. Se Sarri aveva la spada di Damocle del gioco, quella del bresciano è ben più pesante: è la classifica a piangere, e tutto il resto passa in secondo piano. E' da solo, su un'isola inesplorata da ben nove anni. Neanche lui l'aveva vissuta quest'atmosfera: al primo anno da giocatore della Juventus, arrivò l'impresa e ogni altro discorso venne evaporato da una vittoria insperata. 

LA GESTIONE - Ecco che allora dovranno farsi sotto i soliti Buffon, Chiellini, Bonucci. Che hanno vissuto gli anni d'oro, ma anche quelli delle difficoltà. Dovrà venir fuori pure Cristiano Ronaldo: ha vinto tanto, tutto, passando per la bellezza e la durezza del calcio. Non può permettersi di stare fuori: se ha da stringere i denti, non c'è neanche da chiedere un turno di ferie. Ormai l'avrà capito: il destino della Juventus passa dai suoi piedi e dal suo carisma. Solo CR7 riesce ad alzare la squadra al suo livello. E no, non ha certo voglia di vedere certe scene. A maggior ragione davanti a una tv, con una tazza di rimorsi tra le mani.