commenta
Per capire lo stato d’animo di tifosi, addetti ai lavori e società, basta considerare come sia stata presa la sconfitta della Juventus contro il Psg. Con un sospiro di sollievo. Questo fa capire lo stato di disagio che ha investito la squadra dal primo giorno di calcio giocato. 
 
D’altra parte non poteva essere altrimenti. In continuazione, dopo ogni mediocre o pessima partita, non si sentiva forse ripetere: “Pensa un po’ se all’Inter mancassero questi o al Milan o al Napoli!” Il risveglio dai sogni estivi , è stato segnato dai traumi di Pogba (dentro e fuori dal campo) e dall’uscita di Di Maria. Kostic non impressiona più di tanto, Bonucci sembra quasi al capolinea, Paredes non cambia il centrocampo. Per di più piove sul bagnato perché Locatelli non pare così convincente come si sperava. Ma il calcio riserva sorprese: McKennie era stato il peggiore a Firenze e si è rivelato il migliore a Parigi, anche se poi, da un mese a questa parte, alla fine si fa affidamento sul portiere e soprattutto sul domani. 
 
A Torino regnano l’incertezza sul presente e la speranza per il futuro, affidata a una parola: recupero. Quando avremo recuperato Di Maria, Pogba e Chiesa, allora saremo competitivi. Questo ha detto Allegri, a significare che per ora si devono, soprattutto, limitare i danni. 
 
Offuscati dalle delusioni più recenti (Di Maria e soprattutto Pogba) ci siamo dimenticati della ferita maggiore che ha subito la Juve ovvero l’infortunio di Chiesa. Abituati o quasi, a farne a meno, non realizziamo che questo è il giocatore capace di fare uscire la squadra da una malinconica prevedibilità e da una snervante lentezza. 
 
Si rincorrono le previsioni sui tempi di recupero del Polpo e del Fideo, ma si tace su quelli del rientro più importante. 
Non per scaramanzia, bensì per comprensibile timore. Senza Chiesa sarà difficile uscire dalla siccità che attanaglia la Juve.