Dunque la Juve investe nel breve, apparentemente, per aver acquistato Di Maria, ma Bremer è una conferma con un bel futuro, Vlahovic, Chiesa idem, così come Locatelli e McKennie. Bonucci, Cuadrado, Danilo, loro sì, sono avanti con gli anni…Insomma i conti non si fanno con l’età media; si fanno, giustamente con l’idea d’investire sui cosiddetti prospetti.
La cessione di De Ligt non fa testo, chi l’ha rimpiazzato non è vecchio e vendere l’ex Ajax è stata una scelta obbligata perché il giocatore non ne voleva sapere di restare a Torino. Si dovrebbe invece considerare che cosa intenda fare la Juventus dei suoi giovani talenti già sbocciati in serie B e anche di nuovi acquisti, reduci da un ottimo esordio in campionato come Cambiaso, dirottato prontamente al Bologna con l’idea che “debba crescere”. Già: di Miretti, Fagioli e Ranocchia, tutti con una marcata personalità, che fare? Quest’ultimo è stato venduto con un diritto di riscatto, non si conoscono però le cifre, Fagioli e Miretti sono nel limbo. L’idea è sempre quella, anzi le idee sono sempre quelle. Primo: la maglia della Juventus è troppo pesante per essere indossata da spalle, ritenute paternalisticamente, ancor fragili. Secondo: i “giovani” rischierebbero di bruciarsi.
Ci sembrano appunto, argomentazioni paternalistiche o da “instant team”, il che significa prendere tempo, mettere i giovani “talenti” in lista d’attesa per vincere qualcosa subito e dimostrare così una certa carenza di fiducia nei loro confronti. Ma non è detto che i giovani talenti accettino sempre di continuare ad allungare la loro anticamera e non scelgano di poter sbocciare, liberamente, altrove.