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Il precedente non è particolarmente beneagurante per Massimiliano Allegri. Quando la Juve ha affrontato il Maccabi Haifa ai gironi di Champions League - con Ciro Ferrara in panchina, nel 2009 - è infatti finita in Europa League, facendosi superare da Bayern Monaco e Bordeaux nonostante la doppia vittoria per 1-0 contro gli israeliani. Lo ricorda Tuttosport, che nell'edizione odierna presenta un focus sull'avversaria della Vecchia Signora nella sfida di domani, già decisiva per il cammino europeo dei bianconeri dopo le sconfitte contro PSG e Benfica. 

I PROTAGONISTI - La squadra di Tel Aviv è guidata da Barak Bakhar, ex difensore dell'Ironi K. Shmona, che l'ha portata a rivincere subito il campionato alla sua prima stagione dopo dieci anni di digiuno, per poi ripetersi a dodici mesi di distanza. Composta per la maggior parte da calciatori israeliani, ha la sua "stella" nel surinamese Tjaronn Chery, autore del gol della grande illusione contro il PGS, mentre il portiere è lo statunitense Joshua Cohen e l'attaccante titolare l'haitiano Frantzdy Pierrot. Alla sua ottava partecipazione alla Champions League, ha vinto 14 campionati, 6 coppe e 4 supercoppe d'Israele, nonché 5 Toto Cup. Al momento in campionato è prima in classifica con 15 punti, frutto di cinque vittorie e una sconfitta, ed è reduce dal 2-0 rifilato al Maccabi Tel Aviv grazie alla doppietta di Din David, attaccante 26enne arrivato l'anno scorso dall'Ashdod, società nella quale è cresciuto. 

IL 'GEMELLAGGIO' - Con la Juve, che domani affronterà all'Allianz Stadium, c'è qualcosa di più di un gemellaggio, già esistente dal 2005 tra le due città. Ad essere uniti da un "filo invisibile" sono anche i due presidenti: da una parte Andrea Agnelli, discendente della famiglia che ha fondato la Fiat, dall'altra Ya'akov Shahar, alla guida della Mayer's Cars and Trucks Ltd che si occupa dell'importazione di automobili. E ancora, da un lato la squadra italiana che ha vinto più scudetti, dall'altra quella israeliana che, al pari di Maccabi Tel Aviv e Beitar Gerusalemme, ha giocato ininterrottamente le ventidue stagioni di Ligat ha'Al disputate fino a qui. Da entrambe le parti, dunque, una tradizione calcistica vincente. Che il Maccabi vuole onorare domani a Torino anche per celebrare al meglio la fine dello Yom Kippur, la festività ebraica più importante che ricorda il giorno nel quale Mosè scese dal Monte Sinai con le Tavole della Legge e venne accettato il pentimento del popolo. Una ricorrenza che peraltro sta causando qualche problema anche ai giocatori credenti, che tra oggi e domani dovrebbero rispettare i dogmi del digiuno e della penitenza.