"Il problema maggiore è sullo stipendio, chi può aumentarlo ancora? Guadagna 70 milioni lordi, 35 netti. Chi può farlo, il PSG? Qualche club inglese? Non è un modo di progredire sano, la Uefa è chiamata a fare qualcosa. Serve una regolamentazione precisa, perché i costi stanno crescendo di nuovo e un intervento è necessario. Altrimenti il calcio affronterà un momento molto, molto difficile".
Queste parole di Karl-Heinz Rummenigge, CEO del Bayern Monaco, spiegano molto bene cosa leghi Cristiano Ronaldo e la necessità di una SuperLega che ha animato soprattutto Juventus, Real Madrid e Barcellona, ma anche altri club che poi si sono ritirati dalla corsa. Cifre come queste, allarmi come questi... c'è bisogno di misure forti e drastiche per contrastare tutto questo, e la SuperLega voleva essere una possibile risposta, sportivamente discutibile per certi versi magari, a questo difficilissimo momento economico del calcio. Occorrono provvedimenti per far continuare a vivere il circo del pallone e per potersi permettere i CR7 di oggi e di domani.
Interessante notare come questo grido di allarme provenga non già da un club della SuperLega, bensì da uno dei pochissimi top club, il Bayern cioè, a non aver aderito all'iniziativa di Agnelli, Perez e soci.