Del Piero era più talento, Chiesa è più potenza. Del Piero accarezzava la palla, Chiesa la percuote. Del Piero correva e si sacrificava, poi ti volava via con un tocco gentile; Chiesa corre e si sacrifica, e per diventare imprendibile butta la palla avanti e corre ancora più forte. Anche culturalmente sono differenti, perché hanno storie opposte: Alessandro è cresciuto in una famiglia di lavoratori seri e riservati della provincia veneta, Federico è il figlio di un campione conosciuto e abbiente. Il fatto è che, nonostante queste grandi distanze calcistiche e umane, hanno qualcosa di straordinario e decisivo in comune: la testa, la personalità, la capacità di essere decisivi. Qualità che distinguono i campioni, i fuoriclasse, da tutti gli altri.
A vent’anni Del Piero è diventato protagonista nella Juve di Baggio e Vialli e non è stata solo una questione di piedi: per riuscirci occorrevano coraggio, convinzione, attributi insomma. Le stesse doti che ha subito mostrato Chiesa, non appena è arrivato a Torino: tutti in adorazione di Ronaldo, ma anche nella scorsa stagione il ragazzo ha messo sigilli importanti. Nello sciagurato doppio confronto di Champions con il Porto, ad esempio, ha segnato tutti e tre i gol dei bianconeri. E ha dato seguito a queste indicazioni positive con reti pesantissime agli Europei (negli ottavi con l’Austria, nella semifinale con la Spagna) e con l’acuto decisivo nella vittoria della Juve contro i campioni d’Europa del Chelsea. Le sensazioni sono chiare: Chiesa non ha i piedi di Del Piero, ma ha la stessa mentalità. Per questo sarà un top. Ma forse lo è già.
@steagresti