GLI ERRORI - Quanto conta un gol, quanto pesa quello di Federico Chiesa. Che salva capra, cavoli e maestri da una settimana di tempeste mediatiche e social. Che dà una possibilità, almeno una, alla Juventus di ribaltare pure i propri errori. Tanti, quelli in Portogallo. Soprattutto di testa, non meno di campo. Annebbiata dalle linee strette dei lusitani e mai - ma mai! - in grado di innescare con continuità gli esterni. Vecchio adagio, già vissuto sulla propria pelle in campionato: se non sbocca sugli esterni, questa squadra implode. Il motivo? Ha idee banali e con le idee banali non superi le barricate. Ha lentezza nel giropalla e soprattutto in Europa è una questione di ritmo e di intensità.
DA COSA RIPARTIRE - Eppure ora c'è da attaccarsi, a quella speranza. A quella luce flebile di un destro strozzato nel momento più difficile della stagione. E' stato come un'apparizione, ora dovranno subentrare necessariamente le buone azioni. Non si diventa Cristiano e cristiani all'improvviso. Servirà pazienza, di sicuro ci sarà bisogno di personalità e responsabilità. Magari di Dybala, che stasera poteva soltanto guardarla. Possibilmente del migliore Ronaldo. Insomma, dove non arriverà la squadra, per una volta questa Juve non dovrà subire i costanti tradimenti dei singoli. Del resto, la Champions non è la competizione degli episodi? La fortuna aiuta gli audaci. Ergo: si costruisce.