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Lo abbiamo detto in diverse occasioni: quello in corso è un campionato particolare, davanti si viaggia a ritmi bassi e, per questo, finché non interverrà la matematica, è giusto che la Juventus tenga uno spiraglio aperto sul sogno scudetto. Non può e non deve essere un’ossessione, ma uno sguardo lassù, ogni tanto, è giusto darlo.
 
Se si guarda indietro, però, il sentimento prevalente non può non essere il rimpianto. Ad accentuarlo i numeri: dalla quinta giornata in poi, la Juventus è capolista della Serie A con 48 punti, uno in più del Milan, tre più del Napoli e, potenzialmente, gli stessi dell’Inter, dipenderà dal recupero. La squadra bianconera è prima in classifica anche dalla quarta giornata, ma con una postilla: la partita in meno dei nerazzurri, se vinta, li proietterebbe avanti. Questo vuol dire che il ritardo accumulato ad oggi, è in gran parte causa di un inizio di stagione horror. Certamente è una forzatura narrativa, perché in altre occasioni la Juventus avrebbe potuto accorciare la classifica e, invece, ha mancato l’appuntamento con i 3 punti, ma è interessante riaccendere i riflettori su quelle prime 4 giornate che, ad oggi, stanno avendo il loro peso. 2 i punti raccolti, con i pareggi contro Udinese e Milan, a cui si aggiungono le sconfitte con Empoli e Napoli.
 
In quelle prime 4 giornate, ebbero un peso gli errori individuali. In particolare, si ricorda la partenza con il freno a mano tirato di Szczesny che, però, ha avuto la forza di rialzarsi e disputare una stagione sui livelli a cui ha abituato la platea bianconera. Inoltre, e lo hanno raccontato in più occasioni i protagonisti, l’effetto Cristiano Ronaldo. Il campione portoghese lasciò Torino dopo la prima giornata di campionato, contro l’Udinese, e questo rimescolò gli equilibri all’interno dello spogliatoio; un addio difficile da assimilare e digerire. Oggi, la Juventus ha un un CR7 in meno e un DV7 in più: qui sta la chiave alla rincorsa al quarto posto e, perché no, anche a qualcosa in più.