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Alzi la mano chi, la scorsa estate, non ha tirato un sospiro di sollievo alla notizia dell'esonero di Andrea Pirlo e del ritorno di Massimiliano Allegri. "Finalmente si rivede il maestro, quello vero, la Juve non può essere allenata da un esordiente", era la voce unanime. Bene, ora alzi la mano chi, pur senza magari arrivare a rimpiangerlo, non pensa di dovere almeno delle scuse all'ex centrocampista bresciano, che, forse, non era esattamente l'unico colpevole delle disfatte bianconere. 
Con i "se" e con i "ma" non si va mai da nessuna parte, è vero, eppure una domanda sorge spontanea: che cosa sarebbe successo, oggi, se in panchina ci fosse stato Pirlo, "congedato" dalla società dopo aver vinto la Supercoppa e la Coppa Italia, di fatto con la stessa rosa affidata al salvatore della patr... ehm, al suo successore? Rispondiamo noi: probabilmente si sarebbe gridato allo scandalo, parlando di follia da parte di una società appesa al sogno utopistico di voler vincere con un tecnico oggettivamente poco esperto, alla guida di un equipaggio privato, nel frattempo, anche del suo migliore marinaio. 
A questo proposito, ecco un'altra questione: oltre ad aver perso Cristiano Ronaldo, il suo pezzo più pregiato, in estate la Juventus è stata praticamente immobile sul mercato, limitandosi alla (travagliata) trattativa per Locatelli che, quantomeno, non sta deludendo le aspettative. A questo punto, non avrebbe avuto più senso continuare a dare fiducia all'esordiente, dimostrandosi coerenti nella volontà di avviare un nuovo ciclo, con la base di un gruppo di giovani in rampa di lancio, potenzialmente molto talentuosi? I cambiamenti di questa portata, d'altronde, richiedono tempo, difficilmente danno risultati nell'immediato. Ma a volte restare fermi - o peggio, aggrapparsi a un passato che non si sposa con le esigenze del presente - può davvero fare più male che bene. E causare un rimpianto al quale, poi, può essere impossibile porre rimedio.