STADIUM VUOTO - In primis, ci sono i risultati della squadra, che ovviamente non creano entusiasmo (per usare un eufemismo) e allontanano i tifosi più tiepidi dallo stadio. I 'duri e puri' invece vengono tenuti fuori dalle strategie societarie sui prezzi dei biglietti e sulla gestione del tifo organizzato nelle 'curve', posizioni che hanno portato alla quasi totale estinzione dell'esposizione di striscioni e dell'utilizzo di bandiere e stendardi. Per non parlare delle coreografie. Il risultato è che lo stadio della Juve, che era un'autentica bolgia fino alla stagione pre-Covid (ma con i primi segnali di trasformazione in corso) si è tramutato in un teatro, dal quale però ora scappano anche le famiglie. Il confronto con il calore di altri stadi italiani, per non parlare di quelli stranieri, fa specie. E fa riflettere. Sperando che a riflettere sia anche la società, di certo vituosa nel tenere fuori dal proprio impianto le frange violente e le zone grigie del tifo, ma anche troppo rigida e probabilmente fuori strada nell'identificare il tifoso solo con la figura del 'cliente' di un evento di intrattenimento. Il tifoso di calcio è altro, molto altro.
GUERRA SOCIAL - Un altro aspetto del 'problema' tifosi è la 'guerra civile' sui social fra diversi partiti del mondo bianconero: c'è lo scontro fra 'ultras' e 'occasionali', e c'è quello, accesissimo in questo periodo, fra 'anti-Allegri' e 'pro-Allegri', con una netta maggioranza a favore dell'#Allegriout. Insomma, un quadro abbastanza desolante, se visto nel suo complesso, con il risultato che, negli ultimi due match in casa, con Salernitana e Benfica, le gradinate dell'Allianz Stadium presentavano molti spazi vuoti.