Che idea si è fatto della nuova Juve?
"E' una squadra che ha più difficoltà a dominare il campionato rispetto agli anni passati. C'è più concorrenza perché Inter e Milan sembrano ben equlibrate, e forse è arrivata la fine di un ciclo e sta facendo fatica ad avere un ricambio".
C'è chi dice che la squadra sia Ronaldo-dipendente.
"Il ruolo del campione è sempre un po' scomodo. Spesso ti fa vincere le partite perché può tirare fuori la giocata decisiva dal nulla, ma condiziona anche il gioco della squadra. Quando c'è uno come lui in campo si è portati a giocare più per il singolo che non per la manovra corale. E' un giocatore che non fa molto la fase difensiva e questo incide anche nell'equilibrio della squadra. Con un giocatore così bisogna essere bravi a fare un altro tipo di gioco e a supportarlo".
Da giocatore ha affrontato da avversario un giovanissimo Pirlo, che ricordi ha?
"Sentivo parlare di questo ragazzo che aveva buone qualità ma doveva ancora crescere. Sicuramente la sua maturazione e la definitiva consacrazione è arrivata tra l'esperienza al Milan e alla Juventus. Le qualità si intravedevano già all'inizio, e alla fine i risultati si sono visti".
Se l'aspettava di vederlo subito sulla panchina della Juve?
"Sicuramente è una proposta che non poteva rifiutare perché rappresenta un'occasione importante. Come ha fatto la gavetta da giocatore, forse gli sarebbe servita anche più esperienza da allenatore come hanno fatto tutti i suoi colleghi. E' chiaro che poi ti ritrovi in una situazione come la sua e ti va anche bene allora ne puoi trarre solo vantaggi. Come per ogni cosa, però, credo che l'esperienza si matura con gli anni e facendo anche degli errori".
Lei divideva lo spogliatoio con campioni come Del Piero, Trezeguet, Thuram... come si vive a contatto con loro?
"Benissimo, perché si cerca sempre di imparare da grandi giocatori prendendo il più possibile. Se poi si ha a che fare con persone intelligenti come lo erano loro è ancora più facile, perché non ti fanno sentire il peso della loro posizione".
In quella Juve c'era anche Pavel Nedved, oggi vicepresidente. Come lo vede in questo nuovo ruolo?
"Come un leone in gabbia. Conoscendolo e sapendo quali erano le sue capacità e la sua determinazione nell'affrontare le varie situazioni, sembra sempre che scalpiti per scendere in campo e risolvere i problemi. Credo che la mentalità rimanga sempre quella, magari cambiano le possibilità e il fisico non risponde più come prima".
Un altro suo ex compagno di squadra era Igor Tudor, oggi vice di Pirlo.
"Mi ha sorpreso perché non pensavo diventasse un allenatore così in gamba. Mi fa piacere che sia tornato alla Juve, in un ambiente nel quale è apprezzato e credo possa dare una mano ad Andrea per superare tutte le possibili difficoltà".
Come si vive a Bologna la sfida contro la Juve.
"Quando si gioca contro i bianconeri qui c'è sempre grande attesa. Affrontare la squadra più forte d'Italia è sempre uno stimolo in più, inoltre è una sfida molto sentita dai tifosi rossoblù".
Qual è il suo Juve-Bologna che ricorda con più piacere.
"Una partita di 25 anni fa, a campi invertiti: finì 3-0 per noi del Bologna, ancora oggi rimane l'ultima vittoria in casa contro la Juve. Un successo schiacciante nel quale dopo appena mezz'ora eravamo già in vantaggio di tre gol".
Lei per chi farà il tifo?
"Da piccolo ero juventino, perché dove sono nato io o si tifava Inter, o il Milan o la Juventus. E in quel momento, ma non solo, i bianconeri erano la squadra che vinceva di più. Sono sempre stato juventino, poi andando a Bologna ho scoperto una realtà particolare che mi ha voluto molto bene. Diciamo che oggi tifo Juve con la maglia e il cuore rossoblù".