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In mezzo al caos del terremoto societario, una certezza: Massimiliano Allegri non si tocca. A renderlo chiaro fu John Elkann: “rimane il punto di riferimento dell’area sportiva della Juventus: contiamo di lui e su tutta la squadra per continuare a vincere come hanno dimostrato di saper fare nelle ultime giornate”. Così si esprimeva l’amministratore delegato di Exor all’indomani delle dimissioni del CdA della Juventus. Qualcosa che va oltre il mero attestato di stima, una promozione: il progetto tecnico è nelle mani di Allegri, ancora saldo al timone nonostante la sconfitta di Napoli.
 
Nel post amichevole contro lo Standard Liegi, lo stesso tecnico livornese intervenuto in zona mista, interrogato sulla questione, smorzò i toni: “Ci confrontiamo sempre con Cherubini e i dirigenti, è sempre stato così e continua ad essere così”. Sulla posizione di Allegri, però, in molti si sono chiesti: se di promozione si tratta, nel concreto cosa cambia?
 
Una prima traccia di questo sembra intravedersi nella Juventus Next Gen. Nelle due ultime uscite, contro Pordenone e Padova, infatti, la seconda squadra bianconera è scesa in campo in maniera del tutto speculare al gruppo dei grandi: 3-5-1-1 con un sotto punta a sostegno di una prima punta e a fare i due quinti a tutta fascia due calciatori in orbita prima squadra come Barbieri e Aké. Un modo, questo, per rendere più semplice il salto ai calciatori. Un indizio di cosa possono voler dire – e di come si concretizzano -, le parole di John Elkann che abbiamo ricordato all’inizio.