Per scoprirlo basta analizzare alcuni semplici dati, quelli che per sua stessa ammissione non mentono: al momento la Juve vanta la seconda miglior difesa e il sesto attacco della Serie A (quindi i numeri non gli danno ragione, ma da qui a giugno qualcosa potrebbe ancora cambiare ed è corretto sospendere il giudizio); la scorsa stagione, però, si è chiusa con la retroguardia al 4° posto e il reparto avanzato all'11°, mentre era andata meglio nel 2018-19 rispettivamente con la 1^ e 3^ posizione (un doppio piazzamento che si era già verificato nelle stagioni 2015-16 e 2016-17, quest'ultima terminata con la finale di Champions League persa a Cardiff). La "combinazione" descritta da Allegri si ritrova alla Juve solo in un'occasione, ovvero nell'annata 2017-18, la penultima della sua prima "era" in bianconero.
Gettando lo sguardo ai tempi della sua esperienza al Milan - citata espressamente nella "replica" di ieri sera - le cose non cambiano in maniera evidente: solo nel 2010-11, infatti, i rossoneri hanno avuto la miglior difesa e il secondo miglior attacco, mentre nelle tre stagioni successive (compresa quella in cui è arrivato il suo esonero) la "palma" della retroguardia top è spettata proprio alla Vecchia Signora di Antonio Conte e il reparto avanzato ha raggiunto il primo gradino podio solo nel 2011-12, fermandosi al quinto posto l'anno seguente. Quindi Allegri aveva ragione solo in minima parte. E se il suo corto muso è diventato "leggendario" forse un motivo c'è...