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Sì, Vlahovic è un grande colpo, ma non sappiamo se sarà sufficiente a trovare la quadra per una Juve fuori sintonia (al di là del nono campionato raggiunto a fatica, con relativa figuraccia in Champions) da quasi tre anni. Morata è la punta centrale della Nazionale spagnola, ma, qui - chissà perché - non va. Dybala è in perenne discussione: un giorno sugli altari, un altro nella polvere. Secondo noi, sono entrambi due ottimi giocatori; il secondo con lampi di classe inconsueti, ammirevoli anche per chi propugna un calcio soprattutto fisico.

Tutti e due ricevono pochi palloni, anzi devono andare a cercarseli, addirittura talvolta sradicarli nella propria metà campo. Sono, cioè, impiegati fuori ruolo. Possono mettercela tutta, tornare indietro, passare la palla, chiedere il triangolo e poi fare il loro mestiere là davanti: buttarla dentro. Il punto è proprio questo: arrivati lì, rischiano di essere spompati, se non vengono falciati prima (con indifferenza degli arbitri) come ormai accade sempre più spesso alla Joya. Non sono tutti Platini o Zidane. Non sono, soprattutto, l’unico, vero calciatore che Allegri rimpiange: Mandzukic. Fosse per lui li cambierebbe tutti e due per Mario.

E’ il giocatore di mezzi e grinta, polivalente, capace di fare il terzino, di menare a centrocampo, di bruciare i difensori dall’altra parte, quello, tutto forza e volontà, impeto e cattiveria che lui vorrebbe. Un ricucitore, contrastatore, realizzatore. Uno che non si ferma mai. Morata forse se ne andrà a fare il centravanti altrove, Dybala non si sa. Forse se corressero indietro un po’ meno alla ricerca del pallone perduto, arriverebbero più freschi, più precisi, più saldi nei pressi dell’ area avversaria.

Non vorremmo che il giovane cannoniere serbo subisse la stessa sorte dei suoi due futuri compagni di squadra. Quindi, invece di essere il polo avanzato, fosse costretto a fare la mina vagante per il campo. Soprattutto a impersonare un fantasma: quello di Mario Mandzukic. Coi fantasmi non si vince.