Nel vertice di ieri, a Torino, Allegri e la dirigenza hanno gettato le basi del mercato e della Juve che verrà. In questo contesto, il parere dell'allenatore sarà preso altamente in considerazione per una ristrutturazione potente della rosa, che coinvolgerà i portieri, la difesa, il centrocampo (soprattutto) e l'attacco.
In una simile situazione di potere, che fa di Allegri quasi un manager all'inglese, non si sono mai trovati gli altri allenatori che hanno fatto grande la Juventus.
Non fu così per Trapattoni: il mercato di quella Juve lo faceva esclusivamente Boniperti, con qualche piacevole intromissione - vedi Platini - dell'Avvocato Agnelli.
Non fu così per Lippi e Capello: nella Juve di Giraudo e Moggi comandavano solo, per l'appunto, Giraudo e Moggi, e le scelte di mercato le faceva esclusivamente il dg. Lippi allenava e basta, e persino uno con la personalità di Capello poteva permettersi di suggerire l'acquisto di Ibrahimovic e poco altro. Ma senza avere, nemmeno lui, una voce decisiva in capitolo sulla programmazione generale del mercato.
Per non parlare, infine, di Conte, che dopo tre estati di polemiche estive con la sua dirigenza sui ristoranti da 10 o da 100 euro mollò la baracca, senza essere riuscito a convincere Agnelli a dargli quel potere decisionale che avrebbe voluto sul mercato.
Impresa che, con altri metodi persuasivi e con altro stile, è invece riuscita a Max Allegri, l'uomo che ha cambiato la storia della Juventus.