I PRIMI PASSI - Ecco perché ogni decisione sarà ponderata, sotto la stretta supervisione del corso tecnico della Juventus. Allegri ha notato il centrocampista, che ha mosso i primi passi al Cuneo e che ora si ritrova in pianta stabile in prima squadra. "Si ispirava a Nedved", ha raccontato suo padre proprio a IlBianconero.com, poi è diventato centrocampista più puro, dalle qualità però sempre più evidenti. La crescita è stata esponenziale sin dall'Under 17, con il lavoro di mister Pedone; poi la Primavera con Bonatti, quindi l'Under 23 con Zauli. Da quando McKennie è out, Allegri lo tiene con sé, in prima squadra; la prima chiamata era però arrivata già a dicembre, per il match contro il Malmoe. "Se lo merita", aveva raccontato il tecnico.
IL RETROSCENA - A domanda diretta, anche su un possibile confronto con Fagioli, lo stesso Allegri ha però sviato: la sensazione è che non si voglia porre ulteriore pressione sulle spalle di Fabio. L'idea alla base tuttavia esiste, e proprio Fagioli è l'esempio di come sia necessario (per tutti) un percorso di crescita graduale, una scala a chiocciola prima di respirare il bianconero che conta. Nel frattempo, come mostrato anche nell'allenamento aperto a stampa e tifosi, Allegri ha regalato una pettorina diversa a Miretti: quella da regista. Prima Arthur, poi Locatelli, quindi Fabio: a gestire l'azione, a dettare il ritmo, a dare i tempi a tutti. Sembra che la Juve voglia crescere il proprio play in casa. E Miretti, che nasce centrocampista centrale, che sale sulla trequarti e che lì sembra starci così bene, potrebbe fare un piccolo passo indietro per poi balzare spaventosamente in avanti. In campo e nei suoi sogni.