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Demetrio Albertini, CEO del Gran Galà del Calcio AIC, ha parlato dell'evento sul sito ufficiale: "Il Gran Galà è il risultato di quello che vediamo tutte le domeniche, e il campionato appena concluso è stato il più bello degli ultimi anni, con l’appassionante testa a testa tra Napoli e Juventus. Ma non solo loro, perché anche Inter e Roma hanno avuto dei momenti in cui hanno pensato al titolo. E poi c’è stata la stupenda corsa finale per un posto in Champions League, mi sono divertito tantissimo".

Negli ultimi anni, per ovvie ragioni, c’è stato un predominio della Juventus soprattutto nella TOP 11. Pensi che sarà così anche quest’anno oppure saranno presenti più squadre?
"Innanzitutto ricordiamo che la raccolta voti si farà durante i ritiri estivi, quindi non è ancora iniziata. Detto questo sono convinto che vedremo tante novità, perché ci sono stati parecchi giocatori di altre squadre che hanno disputato grandi campionati. Il capocannoniere, per esempio, non è stato della Juventus".

Grande equilibrio sembra esserci anche nella corsa al premio di allenatore dell’anno. Spalletti, Allegri, Sarri, Inzaghi, Di Francesco… i nomi sono tanti. Chi ti ha stupito di più questa volta?
"Mi ha stupito molto la conferma di Simone Inzaghi, che ha sfiorato il quarto posto. Ma anche Di Francesco ha fatto molto bene, perché è riuscito in una piazza molto difficile a tenere sempre il timone dritto. Non è solo una questione di schemi o di tattica, Eusebio se l’è cavata alla grande sia dal punto di vista della comunicazione sia nella gestione del gruppo. Ha affrontato nel modo giusto tutti i momenti di difficoltà".

Nel 2017 è stata premiata una leggenda come Buffon, eletto calciatore dell’anno. A chi pensi possa andare questo riconoscimento nel 2018?
"Preferisco non fare nomi, ma non per paura di sbilanciarmi. Per una ragione precisa: la bellezza e l’unicità di questo premio stanno nel fatto che a votare siano gli stessi giocatori, quindi persone che hanno visto i futuri premiati in campo, sul terreno di gioco. E vi assicuro che la percezione è molto diversa da quella che si può avere da una tribuna o ancora di più dalla televisione. È un loro premio e deve rimanere tale".

A proposito di Buffon, cosa ne pensi della sua decisione di trasferirsi a Parigi?
"Di Gigi mi colpisce il suo spirito, che a quarant’anni è rimasto lo stesso di quando ne aveva venti. Un po’ è strano vederlo con quella maglia, ma questo non toglie che lui rimarrà per sempre una bandiera della Juventus. È motivo di grande orgoglio per Buffon il fatto che una squadra come il Paris Saint Germain abbia scelto lui per vincere finalmente la Champions League. Ha fatto benissimo a dire di sì. Anche perché – ve lo dice uno che ha fatto il calciatore, il dirigente e l’imprenditore – quello che provi quando sei su un campo di calcio non te lo darà mai più nessuno".

Il trasferimento di Cristiano Ronaldo alla Juventus è un bene per tutto il calcio italiano?
"Assolutamente sì, perché di solito succede l’esatto contrario: formiamo campioni e poi li vendiamo all’estero. Stavolta invece un giocatore come Cristiano Ronaldo ha scelto l’Italia. Fantastico. Dobbiamo renderci conto che stiamo parlando di qualcosa di più di un top player, stiamo parlando del più forte di tutti forse, perché Ronaldo si è spartito gli ultimi dieci palloni d’oro con Messi. Chapeau alla Juventus che è stata scelta da un giocatore così. I bianconeri si confermano un bel po’ di gradini avanti agli altri, sia a livello di organizzazione che a livello di programmazione".