"Pur considerata la peculiarità del "mercato calcistico", le compravendite oggetto dell'indagine presentano aspetti "anomali" che rendono verosimile che la trattativa condotta sia stata influenzata da ragioni che esulano dall'ambito tecnico/sportivo per sconfinare nelle "politiche di bilancio"" prosegue la Procura, aggiungendo che le operazioni di mercato sono così diventate "uno strumento utilizzato dalle società per contabilizzare ricavi superiori a quelli realmente realizzati".
Per quanto riguarda la Juventus, complessivamente le cessioni sono valse 216,3 milioni per un totale di 152,2 milioni di plusvalenze, mentre gli acquisti hanno portato un esborso pari a 207,2 milioni. Tuttavia, spiega sempre Calcio e Finanza, alcune operazioni (come ad esempio lo scambio Cancelo-Danilo o quello Pjanic-Arthur) sono stati ritenuti effettuati ai giusti valori: secondo la Procura, quindi, le operazioni sotto indagine hanno riguardato 90,5 milioni di cessioni per 80,8 milioni di plusvalenze registrate a bilancio. L'accusa, però, parla di "reali" plusvalenze pari a 28,2 milioni, con plusvalenze quindi ritenute fittizie per 60,3 milioni.
L'impatto sul patrimonio netto, secondo la Procura FIGC, è di 111,6 milioni di euro. Cifre che, tuttavia, secondo l'accusa, non hanno avuto impatto sulla possibilità del club di iscriversi o meno al campionato o di rispettare gli altri paletti: motivo per cui il deferimento nei confronti della Juventus riguarda solo l'illecito amministrativo che può portare al massimo a una sanzione. Per quanto concerne i dirigenti, sono 13 i manager della società bianconera deferiti dalla Procura: oltre al presidente Andrea Agnelli e al vice Pavel Nedved, si tratta dei consiglieri Enrico Vellano, Paolo Garimberti, Assia Grazioli-Venier, Maurizio Arrivabene, Caitlin Mary Hughes, Daniela Marilungo e Francesco Roncaglio, nonchè gli Chief Financial Officier Stefano Bertola e Marco Re, il Chief Football Officier Fabio Paratici e l'Head of Football Team Federico Cherubini.