PASSI INDIETRO - Il primo pensiero è che i passi in avanti di Udine siano stati una chimera. Inteso proprio come s'intendeva seguendo la mitologia: c'era questo mostro in giro e i poeti dissero che aveva il muso di leone, il corpo di capra, la coda di drago e vomitante fiamme. Aveva terrorizzato tutti, cancellato ogni spazio di raziocinio, abbagliato la vista di chi osava cacciarlo. Proprio come questa Juve: mezz'ora di dominio contro l'Udinese ed era sembrata un animale pronto a sbranare tutto e tutti, anche perché avrebbe avuto tempo per rifiatare tra una preda e l'altra. Ecco: quel tempo, adesso, dovrà prenderlo per tornare a lavorare, per affinare il gioco, per studiare nuove tracce da gioco vero. E per riaccendere l'entusiasmo: i volti di chi lasciava lo Stadium ne erano tutti privi.
SENZA CORAGGIO - Difficile biasimare oggi i tifosi, probabilmente già provati dalle montagne russe. La prestazione di questa sera non è solo di difficile comprensione - ribadiamo: quel primo tempo tra i più brutti dell'ultimo periodo - ma rende pure impossibile fare una previsione, capire dove e cosa sarà questa squadra nel futuro prossimo. Il colpo più duro? Vedere l'impassibilità. E l'assenza di coraggio. Quindi di superiorità numerica. Il tutto che fa da contraltare all'unica, ma immensa speranza: Vlahovic è parso diverso. Oltre al gol, ha fatto una partita di intensità, testa, ambizione. Tutto ciò che è mancato ai compagni.