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C'è vita oltre il corto muso di questa sera. C'è vita e la Juve deve prendersela tutta, perché è fatta da ragazzi, italiani, in grado anche stavolta di dimostrare la pasta di cui sono fatti. E' il caso di Moise Kean, finito sul tabellino e all'ottavo gol stagionale, ma è il caso anche di Federico Gatti: un giocatore affidabile, nelle ultime settimane al livello dei compagni. E non era scontato. 

LE RISPOSTE - Sì, è nella crescita dei singoli che va valutata (anche) questa stagione. Anche perché tra i meriti di Allegri, i principali stanno tutti qui: ha uniformato la squadra e ha messo in un puzzle tutti i pezzi. Passo dopo passo, giocata dopo giocata, scelta dopo scelta. Quella di ri-lanciare Kean dal primo minuto, ad esempio, è una mossa scientifica. Naturalmente rivolta alla gara di martedì - vicinissima -, però allo stesso modo un segno di fiducia nei confronti di un ragazzo che aveva bisogno di rilanciarsi, di tornare a sorridere con una certa continuità. Ed eccola, la risposta. In attacco come in difesa, con le chiusure di Gatti e la partecipazione attivissima alla vita della squadra. In particolare nella sofferenza. 

E QUESTO LOCATELLI? - Davanti, indietro e pure in mezzo. Perché se la Juventus gira, lo deve all'assetto ritrovato a centrocampo. Se Fagioli è diventato una gemma preziosissima, è Locatelli l'equilibratore definitivo, l'uomo dell'assetto e dell'assesto. L'assist ha sublimato, l'ultimo periodo invece ha confermato: è in uno stato di grazia, mentalmente perfetto, fisicamente impeccabile. Genuino e intuitivo, di cuore e di gamba. Nessuno s'aspettava le gesta di Andrea Pirlo, ma un'altra regia era possibile. Serviva solo tempo. Tempo per imparare. Tempo per capirsi.