Di cosa ti stai occupando ora? Ti manca il calcio giocato?
‘Mi occupo della mia vita privata. Faccio il consulente per i nuovi procuratori e seguo la carriera di mio figlio, oltre a quella di altri calciatori che ho qui in Argentina. Mi prendo cura anche della mia fattoria, però sono sempre rimasto a contatto con il mondo del calcio. Uno è consapevole che la vita va avanti e come tutte le cose c’è un inizio e una fine. Sono 11 anni che non gioco più ed è normale che quando vado a vedere una partita mi viene voglia di essere in campo, poi mi sveglio e penso: ‘Non posso più giocare’. Amo il calcio sin dal mio primo giorno di vita, ho vissuto sempre dentro un campo’.
Pensi che il livello del calcio italiano si sia abbassato rispetto a quello delle altre squadre europee?
‘Il calcio italiano era calato negli ultimi anni, ma ultimamente sta risalendo. Ci sono 3 o 4 squadre che lottano per vincere e ancora non si sa chi la spunterà alla fine, se andiamo indietro di due o tre anni c’era solo la Juve a giocarsi il campionato. Adesso trovo una Serie A più equilibrata rispetto a qualche stagione fa’. Spero che alla fine l’Inter possa arrivare in fondo e vincere anche quest’anno’.
Chi vedi favorita per la lotta scudetto? Pensi che la Juve è da tenere in considerazione?
‘E’ un campionato avvincente. All’inizio si vedeva il Napoli che stava bene, poi l’Inter e ora quella che sta facendo meglio è il Milan. La Juve è uscita dalla Champions e anche per questo motivo la terrei in considerazione, alla fine chi farà meglio tra queste 4 vincerà lo scudetto’.
Tu sei stato la bestia nera della Juve per molti anni. Scattava qualcosa in te o ti veniva naturale segnare sempre alla Juve?
‘Ho vissuto anni bellissimi in Italia. Ho fatto più gol contro la Juve quando ero all’Inter, ma anche al Bologna segnavo spesso quando vedevo i bianconeri. La verità è che non scattava nulla di particolare in me, sono semplicemente che quel tipo di partite che senti dentro e volevo sempre giocarla a tutti i costi’.
Hai giocato con tantissimi campioni tra cui Adriano e Ibrahimovic. Se si fosse gestito meglio, pensi che Adriano avrebbe potuto fare la stessa carriera di Ibra?
‘Io che lo ha avuto come compagno e l’ho vissuto come persona sono dispiaciuto per come ha concluso la sua carriera. Uno cerca sempre di dare l’aiuto migliore a chiunque, però capisco che ognuno fa quello che vuole. Tutti hanno visto cosa era capace di fare Adriano quando giocava a calcio, non lo dico io questo. E’ stato veramente un peccato che non ha finito bene, io stesso avrei voluto giocare di più e fare di più ma il calcio è anche questo’.
Come era stata presa nell'ambiente dell'Inter la notizia della retrocessione in B da parte della Juve?
‘Quando sono accaduti i fatti di Calciopoli è stata molto dura. Ogni volta che qualcuno ci chiedeva perche fosse accaduto tutto questo, nessuno sapeva se si trattasse di avvenimenti reali o no, quando poi è uscito tutto abbiamo realizzato. Noi siamo calciatori e quando ti contratta una società per giocare e lavorare con loro, noi pensiamo solo a dare il massimo in campo, di tutto il resto se ne occupa la dirigenza. All’inizio mi dispiaceva perché nessuno sarebbe voluto essere nei panni di un calciatore della Juve in quel momento. Col passare del tempo ho capito che è stato giusto quello che è successo perchè avevano danneggiato molte altre società e il calcio italiano ha avuto una macchia indelebile, ripulito in parte con la vittoria del Mondiale in Germania’.
Da suo connazionale, cosa consiglieresti a Dybala per il suo futuro? Restare alla Juve o cambiare squadra?
‘Non posso dare consigli ad uno come Paulo. E’ un giocatore che ha dimostrato di essere all’altezza del calcio italiano e del calcio mondiale. Lui deve pensare che se sta bene in un posto deve rimanere, ma se non fosse così è meglio andare via’.
Chi è stato il giocatore più forte che hai mai sfidato?
‘Sono stato fortunato nella mia carriera perché ho giocato in un periodo in cui tutte le squadre avevano grandi campioni. Quello che più mi ha impressionato è stato Paolo Maldini. Ogni volta facevo una fatica immensa a saltarlo perché aveva la forza e l’esperienza di un fuoriclasse, quando mi toccava giocare il derby sapevo che era difficile. Anche Stam, quando lui era al PSV e io nel Feyenoord non riuscivo quasi mai a superarlo. Samuel alla Roma era bello tosto e quando è venuto all’Inter ero felice perché lo avevo dalla mia parte, mi fa piacere ricordarlo in questo momento e lo saluto’.