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"Derby d'Italia" lo è dal 1967, per una felice invenzione di un certo Gianni Brera. Duello, però, lo è da 112 anni, insomma da più di un secolo, un secolo di rivalità, scontri aperti, sfide nella sfida, che domani conoscerà un nuovo capitolo. È tempo di Inter-Juve, ennesima puntata di una storia che parte da lontano, da quando ancora si giocava sotto gli occhi di Re Vittorio Emanuele III e le due squadre nemmeno immaginavano che sarebbero diventate le più vincenti del calcio nazionale. Una rivalità infinita, dicevamo, che trova la prima data-confine nel 1961: come ricorda la Gazzetta dello Sport, è l'anno della squadra "De Martino", ovvero la formazione dei giovani, schierata dai nerazzurri di Angelo Moratti dopo che la Caf aveva chiesto di ri-disputare una partita inizialmente vinta a tavolino per via dell'invasione di campo di alcuni tifosi bianconeri; finì 9-1 per la Juve. 
E ancora, anni Ottanta: il "Derby d'Italia" è Trapattoni che lascia Torino e va a scrivere lo scudetto dei record a Milano, è Altobelli che invece compie il percorso opposto, è l'Avvocato Gianni Agnelli che parla di Ernesto Pellegrini, numero uno del club avversario, dicendo: "Sì, il nostro cuoco è diventato presidente dell'Inter", con un chiaro riferimento all'azienda di ristorazione del patron interista. Altro decennio (e presto millennio): il 26 aprile 1998 segna uno spartiacque con lo scontro Iuliano-Ronaldo e il famoso "non fischio" dell'arbitro Ceccarini, per poi passare attraverso il 5 maggio 2002, sempre Inter-Juve seppur non sul campo, e Calciopoli, poi ritrovata nello "scudetto degli onesti" di Moratti e in quello "di (Gia)cartone" di Agnelli, ironico sulla nazionalità di Erick Thohir
Arrivando al presente, o quasi, lo scenario che accompagna l'Inter-Juve dei giorni nostri è quello che parla di nuovi "salti dall'altra parte", quelli di Beppe Marotta e Antonio Conte, il cui incontro con Andrea Agnelli da allenatore dell'Inter è stato tutto fuorchè una piacevole "reunion" tra amici: allora sono volati gli stracci - in poche parole, insulti e gesti poco raffinati - a testimonianza di una rivalità che il tempo non ha fatto altro che accendere sempre di più. Perchè con il "Derby d'Italia" non si scherza.