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Una vicenda che si arricchisce di dettagli, un Inter-Juve che non sa terminare e che prende un deriva scioccante. Minacce di morte, scambi di persona e paura: tutte cose che non c'entrano con il calcio.

E' quanto riportato dal Corriere di Verona, che un articolo sul quotidiano in edicola oggi racconta gli Orsato, nel loro paese di residenza: “[...] Gli Orsati di Recoaro sono tanti, ben difesi geograficamente e praticamente imprendibili, eppure i militanti dell’odio li hanno raggiunti. Ai Parlati si arriva dove finisce la strada, c’è la chiesa, la panetteria e una piazzetta dove due bambini biondi scorazzano fino a che non arriviamo noi sconosciuti, dopo di che i bambini vengono fatti entrare in casa in tutta fretta e una signora, preoccupatissima si informa: «Sono la moglie di Daniele Orsato. No, non rilascio dichiarazioni. Non dico niente». Paura? «Ma non lo vede come siamo messi qui?» Lo dice con un rapido gesto della mano. Qui, all’apparenza non c’è niente di cui preoccuparsi, montagne, prati trionfanti di verde, non una macchina che passa. «Ecco, noi siamo messi così. Se vuole parlare con mio marito aspetti qui fuori».

Daniele Orsato arriva all’improvviso da dietro, come uscito da uno di quei canaloni che sovrastano la contrada, veste la maglietta blu con i colori dell’Italia e anche lui ricaccia i bambini in casa: «Sono agitati e non voglio che si preoccupino». Preoccupazione? «Telefoni alla federazione e chieda, io di mio non dichiaro niente». E poi, anche lui, fa quel gesto eloquente di uno che mostra l’invisibile: «Non lo vede come siamo messi?».

Al telefono il coordinatore Rizzoli gli proibisce di aggiungere una parola a quello che ha già detto, ma di che cosa abbia paura è evidente, «basta guardarsi intorno» appunto: qui non c’è nessuno se non amici eppure la famiglia Orsato si sente minacciata, sovrastata da una nube d’odio che buca l’idillio di un paesetto ed entra in casa fino a sconvolgerti l’esistenza. I carabinieri hanno allestito un discreto ma attento servizio di vigilanza, una pattuglia, ogni tanto, fa il giro della contrada”.

In aggiunta poi, sempre sul Corriere di Verona, parla Roberto Orsato, il finto fratello dell’arbitro di Inter-Juve, scambiato sul web in una voce non verificata che si è rincorsa per più di 24 ore, e che in realtà è solo uno dei 33 Orsato in paese. Ecco le sue parole: "Non faccia il nome del mio ristorante, temo il peggio, non ha idea di cosa ci è arrivato addosso, a me e a mia moglie, a mio suocero e a mia madre invalida, odio e minacce".