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Non è stato di certo edificante lo spettacolo offerto dai tifosi - di entrambe le parti - presenti domenica sugli spalti dello Stadio "Picco" per il match tra Spezia e Juve, che sta ancora facendo parlare per questioni extra campo. Da un lato la denuncia contro ignoti di due dipendenti del club di casa, secondo cui un uomo avrebbe urinato su di loro dall'alto (episodio confermato dalla società stessa, che ha poi messo a disposizione delle forze dell'ordine le immagini delle telecamere interne); dall'altro gli insulti a matrice razziale ("zingaro") rivolti all'indirizzo di Filip Kostic, sui quali è probabile l'apertura di un'inchiesta della FIGC, anche se per averne la certezza si dovrà attendere il comunicato del Giudice sportivo in uscita oggi.

Intanto sull'accaduto si è espresso il sindaco di La Spezia Pierluigi Peracchini, a difesa di club e città. "La società resta amareggiata di finire sulle cronache, ma detto questo dopo la guerriglia di maggio dei tifosi napoletani, che hanno devastato curva e un quartiere, non penso che ci si debba offendere per qualche battuta o sfottò" ha detto il primo cittadino riferendosi al giocatore serbo della Juve, stando a quanto riportato da Tuttosport. "Rivedetevi le immagini della guerriglia, altro non è, creata dai tifosi del Napoli a suo tempo: concittadini picchiati da gente scesa da pulmini, pronti con cinture e corpi contundenti per fare del male. Io penso che sia stata una pagina vergognosa per i napoletani. Mai chiesto scusa per altro. Io deprecai invece altre situazioni. Da Napoli non ho avuto una voce e una riga di scuse. Ma non esageriamo nel raccontare: un conto sono quei fatti, un altro Kostic, un professionista che guadagna milioni di euro, che poteva tranquillamente risparmiarsi alcune cose. E’ stato sgradevole, lui ha fatto ripetutamente un gesto sotto la curva. Se li prendi in giro con l’indice, è chiaro che qualcosa succede. Gli stadi non sono l’evoluzione moderna del Colosseo, andateci solo per fare il tifo. Cosa c’entrano il razzismo e tante altre cose, si facciano percorsi di educazione: vedo cose succedere anche in Parlamento, e certi comportamenti vengono legittimati. Quindi ti senti autorizzato di farlo ovunque".