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Tuttosport ha intervistato il dottor Fabrizio Tencone, direttore del centro Isokinetic di Torino e per 17 anni medico sociale della Juventus, che ha fatto chiarezza sull'infortunio di Gleison Bremer, oggettivamente il più grave che si potesse verificare all'articolazione.

SE HA TEMUTO SUBITO IL PEGGIO - "Dalle immagini che ho visto devo dire che purtroppo ero quasi certo. In questi anni abbiamo studiato molto i video legati anche a questo tipo di infortuni. Quando ho visto che ha messo giù il piede in quel modo e con quel rimbalzo del ginocchio ho immaginato cosa stava rischiando".

DINAMICA DELL'INFORTUNIO - "E’ una questione di posizione e carichi. Il tempo sufficiente per rompersi il legamento crociato è inferiore a mezzo secondo: 200 millisecondi. In quel margine ci sono tutta una serie di movimenti che portano a questa condizione. In questo caso la compressione e la rotazione del ginocchio ha determinato la rottura. Ancora una volta non c’è stata la rottura per un intervento diretto esterno di un avversario, lui è stato semplicemente perturbato nel senso che dopo un contatto ha alterato il suo schema motorio. Non c’è stato un trauma diretto. In un istante il difensore si è trovato in una posizione che non si aspettava. Almeno nel 70% dei casi dei crociati rotti non c’è contatto, ci si fa male da soli".

CORPO POCO 'RISCALDATO' DOPO 4 MINUTI? - "Questa riflessione in realtà non è supportata da dati scientifici e poi bisogna dire che ora i calciatori quando iniziano la partita sono già belli rodati da un riscaldamento intenso. Si pensava che la maggior parte di questi infortuni avvenisse nella ripresa quando i calciatori sono stanchi e invece accade soprattutto nel primo tempo. Non sappiamo dire perché".

L'INTERVENTO - "La tipologia dipenderà dal chirurgo. A seconda di chi interviene ci sono scelte diverse: nel nostro corpo ci sono tre diversi “pezzi di ricambio”. Il tendine rotuleo (la fettina centrale), i tendini dei muscoli posteriori della coscia e il tendine quadricipitale sopra la rotula".

TEMPI DI RECUPERO - "Siamo intorno ai sette mesi, dunque vicini al termine della stagione. I dati di Champions negli ultimi quasi 20 anni dimostrano che dopo un crociato rotto ci si torna ad allenare con la squadra dopo 6 mesi e mezzo e si rientra in campionato dopo 7 mesi e mezzo. Ovviamente si parla di media. Solitamente a questi livelli il recupero è intorno al 95%, anche qui dati Champions. Vale per questi atleti, la popolazione normale ha un recupero totale di circa il 60%".

RECIDIVE - "Sono basse, ci si rifà male una volta su dieci, numeri molto più alti nei ragazzini sotto i 18 anni. Qui siamo a uno su quattro".

ANALOGIE CON DEL PIERO - "L’infortunio al ginocchio di Alessandro fu molto più complesso, con una dinamica anche diversa e decisamente più importante. Impiegò il tempo necessario per recuperare al meglio e tornò il Del Piero di prima, giocando altri 14 anni nella Juventus e vincendo anche il Mondiale".



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