La difesa di Ferrario
Assistito dall’avvocato Mirko Perlino, Ferrario ha spiegato che non aveva conoscenza del materiale rinvenuto nel magazzino, sostenendo che le armi erano “ben nascoste”. Ha inoltre affermato che il magazzino era stato trovato insieme ad Andrea Beretta – capo ultrà della curva Nord – circa cinque anni fa, durante lo sgombero di un bar a Cambiago.
"Non ci andavo da luglio, quando con Beretta siamo andati a pulirlo dopo che si era allagato a causa di un temporale," ha aggiunto Ferrario.
Il contesto giudiziario
Ferrario non è nuovo alle indagini. Già a settembre era finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta “doppia curva” come presunto prestanome di Beretta, una misura poi attenuata con l’obbligo di dimora. Ora, i pm hanno richiesto per lui la custodia cautelare in carcere.
Secondo la difesa, però, mancano “gravi indizi” che possano sostenere un’accusa concreta. L’avvocato Perlino ha sottolineato che l’arresto di Ferrario è avvenuto solo perché “a casa sua è stata trovata una chiave” associata al magazzino, e il collegamento sarebbe stato fatto tramite una fonte confidenziale che, però, non attribuisce a Ferrario la proprietà delle armi.