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Gianluca Rocchi, alla seconda edizione del Codice di Giustizia Sportiva FIGC, parla così dell'ultimo weekend e degli arbitraggi.

SUL VAR - "La nostra idea sarebbe di avere operatori al VAR solo di ruolo, ci siamo accorti che hanno una filosofia un po' diversa. La separazione è fondamentale, se si lavora su un gruppo piccolo le interpretazioni sono più comuni che su un gruppo grande. Anche se molto criticati, i nostri VAR sono molto apprezzati e riceviamo ogni settimana offerte dall'estero. Ne mandiamo pochi perché siamo pochi, dispiace aver perso Irrati e Valeri, ma dimostra la bontà del lavoro fatto".

VAR A CHIAMATA - "Sono proposte su cui c'è una discussione IFAB, non posso discuterne troppo. Per quanto riguarda il challenge, è una soluzione alternativa. O meglio, potrebbe essere una soluzione complementare per il calcio di vertice: l'obiettivo è avere una decisione corretta. Per quanto riguarda il tempo effettivo, stiamo lavorando sulle perdite di tempo e su altro: se dovesse arrivare nel calcio, stravolgerebbe questo sport, ma probabilmente tutti giocherebbero gli stessi minuti. L'esperimento che è stato fatto lo esclude, però stiamo parlando di un torneo dove le camere erano pochissime. In caso di tornei molto più coperti da questo punto di vista potremmo avere la doppia soluzione".

OMOGENEITA' - "La formazione è fondamentale, specialmente in un gruppo. Noi siamo 46 arbitri: o metto un chip dentro ciascuno di loro, oppure ognuno ha una testa pensante e una sua filosofia. L'obiettivo è avere una linea comune: possono essere liberi di rappresentare il proprio pensiero, ma se prendiamo una decisione va seguita tutti insieme. L'ideale sarebbe avere omogeneità al cento per cento, ma è praticamente impossibile: si tratta di essere umani. Anche con una norma scritta benissima, resta a chi giudica la possibilità di interpretazione".