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L'astio si sa, alimenta anche le vanità di chi lo subisce. L'essere sempre al centro delle ire avversarie, è stato un punto di forza nella storia della Juventus che ha saputo compattare i gruppi, a prescindere dalle stagioni. Giocatori o allenatori passano in secondo piano, agli occhi ostili, perché nascosto sotto il bianco ed il nero c'è sempre un pretesto per sparare qualche frecciatina. Eppure, mai come quest'estate, i colpi d'arco e fioretto si sono trasformati in cannonate costanti. Dal presidente del Milan Paolo Scaroni, che poco più di una settimana fa ha superato la soglia della provocazione, passando per Commisso e Marotta, le quali parole sono state viziate da un mercato infuocato che ha più volte intrecciato il destino dei due con quello della Juventus. Tutti, insomma, con un po' di timore e qualche eccesso di fiducia, si sono sentiti autorizzati a lanciare il loro avvertimento ai bianconeri. 

MILAN E VIOLA - Scaroni, dal palco del meeting annuale di Comunione e Liberazione a Rimini, ha aizzato l'astio sopito tra Milan e Juventus con un pizzico di vetriolo. "Noi siamo una squadra mondiale, grazie alle sette Champions. La Juventus, che vince solo scudetti, è una squadra italiana" ha sminuito il neo presidente rossonero, con la giusta dose di populismo applicato al calcio che tanto infiamma i dibattiti quotidiani. Senza voler ricordare ai diavoli gli anni cupi che stanno vivendo, Scaroni fa un assist perfetto per introdurre le bordate di Commisso; ancora gli scudetti della Juve sono al centro dell'attenzione, con la monotonia che sarebbe quindi padrona del campionato e che, inevitabilmente, ne rovinerebbe la resa finale. Certo, la querelle Chiesa - sommata ad una storica rivalità - hanno reso anche queste dichiarazioni un contorno piccato a chi può competere giusto a parole. Eppure, sotto sotto, si cela un fondo di verità: la Juventus sta antipatica, ma nessuno sembra volerlo più nascondere. 

BEPPE - La rinnovata sfida con l'Inter, l'unica disputante che può aver diritto di sfottò, ha riacceso la scintilla mai doma tra Milano e Torino. Con Marotta dietro la scrivania e Conte in panchina, poi, i conti cominciano a tornare. Così, anche i nerazzurri, forse per timore o forse per superbia, si sono divertiti a sparare a zero sulla Juve. Più che a parole, però, a fatti: dal duello per Lukaku, passando alle schermaglie per Dybala, finendo al volo che ha portato Icardi a Parigi, Marotta non ha nascosto un certo risentimento per la sua ex società. Mai come quest'anno, insomma, le outsiders si sono divertite a tirare in mezzo i bianconeri e, complici i grandi cambiamenti alla Continassa, mai come quest'anno la Juventus sembra aver sofferto di questi attacchi. Che sia solo apparenza, o un semplice montante ben assestato, non si può ancora sapere: quel che è certo è che, malgrado i tentennamenti, le critiche rafforzano sempre l'ambiente. Forse, quest'anno, ci vorrà solo più tempo per dimostrarlo.