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Il ricordo di Gianluca Vialli a cura di Marco Ponti, regista de "La Bella Stagione", a Repubblica:

CHE IMPRESSIONE - «Qualunque momento vissuto con lui, lo associo sempre alla gioia. La gioia di fare bene una cosa. La gioia della curiosità: Luca voleva sapere tutto di un film, la tecnica, la produzione, la scrittura. La gioia dello stare insieme in quelle cene con i compagni della Samp. La gioia di Vialli e Mancini. La gioia negli occhi di Luca quando ci presentavamo noi del circo, con la nostra baraonda».

LE RIPRESE - «Mai stanco, mai distratto. Mai rapito da altri pensieri, e dire che ne aveva, e quanti. Invece, nella post produzione peggiorò, stava molto male. Però il film lo presentammo ugualmente insieme, a Torino e a Genova, un mese prima che Vialli morisse».

ULTIMA CENA - «Luca aveva organizzato tutto per il compleanno di Mancini: il locale, la torta, il karaoke, i poster. C’erano gli amici, e lui voleva che ogni cosa fosse perfetta. Era stanchissimo. A un certo punto, senza dire nulla a nessuno, se ne andò. Ci scrisse un messaggio su WhatsApp: “Vi divertivate così tanto che non ho voluto disturbarvi”. Scrisse anche se se ne andava a casa, e poi a Londra. Era di domenica sera. Il lunedì rientrò in Inghilterra, il mercoledì lo ricoverarono in ospedale, dove morì».

QUELLA SERA - «Ma senza l’addio. Luca fu bravissimo ad evitarlo, aveva simili delicatezze. Ha costruito un addio senza dirci addio. Però Roberto si accorse che Luca se ne stava andando dal ristorante e fece in tempo a uscire per salutarlo».

AVEVATE CAPITO CHE ERA FINITA - «No, perché Luca ci aveva abituati ai colpi di coda. Tutti eravamo convinti che si sarebbe ripreso anche stavolta. Quando Roberto tornò in sala, partimmo col karaoke. Si cantò “Lettera da Amsterdam”, inno non ufficiale della Samp, struggente. Eravamo felici».

VIALLI SULL'ABBRACCIO DI WEMBLEY - «Che quello era amore: usò proprio questa parola. Dovremmo avere più coraggio nel farlo, quando è così, soprattutto noi maschi. Quell’abbraccione rappresenta il valore dello stare insieme, è un volersi bene tenendosi stretti, senza vergognarsi dei sentimenti o delle lacrime».

CHI ERA VIALLI - «Una persona molto sensibile e arguta, con il dono di tenere insieme gli altri. Un maestro nel costruire relazioni forti. Io non avevo mai conosciuto i giocatori di quella Sampdoria, e grazie a Luca siamo diventati amici veri, ci sentiamo spesso, a volte andiamo pure alla partita insieme».