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Giovanni Di Pierri, infettivologo e direttore del dipartimento clinico malattie infettive presso l’Università di Torino, ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport, parlando del ritorno in campo della Serie A: “Sì, con un sistema chiuso si può. Con rigore e qualche sacrificio anche in termini di privacy, ma stiamo parlando di un mondo privilegiato. È semplice, bisogna stabile chi è strettamente fondamentale per ogni società di calcio. In questo caso penso ai giocatori, allo staff tecnico, ai dirigenti più prossimi ma anche a tutti gli operatori come i magazzinieri, a chiunque si occupi della messa in sicurezza di impianti di allenamento o delle partite, fino ad arrivare agli autisti dei mezzi di trasporto. Tutti devono essere sottoposti alle stesse procedure”

SULLE PORTE CHIUSE – “Sì, questo è un altro discorso. Anzi, l’assenza di pubblico è una condizione imprescindibile. È un peccato, lo dico da tifoso e da appassionato di calcio. Ma sarebbe un piccolo sacrificio a cui potremmo tutti abituarci per avere in cambio un grande regalo come il ritorno del calcio in tv, per affrontare questa emergenza abbiamo bisogno di momenti di divertimento, staccare dall’ansia da virus è fondamentale”

SUI TAMPONI – “Ora la disponibilità è ristretta, è vero, ma n tempi brevi ci saranno nuove possibilità. Poi ritengo che se facciamo il tampone a venti squadre di Serie A non togliamo niente a nessuno. La Cina è ripartita, la disponibilità di prodotti e reagenti crescerà nell’immediato futuro”.