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Tra un mese e qualche giorno, il 28 gennaio, Buffon compirà 43 anni. La dimensione del campione è sconfinata e la sta confermando anche a un’età alla quale dovrebbe quasi andare a passeggio con i nipotini: il suo rendimento è ancora oggi di livello altissimo, se giocasse con continuità sarebbe quasi sicuramente tra i migliori portieri del campionato. Un fenomeno assoluto, insomma, che non a caso Calciomercato.com ha nominato solo qualche mese fa come il calciatore italiano più forte del millennio.

C’è però un lato oscuro in questo fuoriclasse che tante volte ha dimostrato intelligenza e sensibilità, oltre che personalità e coraggio. Capita, nemmeno troppo raramente, che perda il controllo di se stesso e abbia comportamenti che potremmo serenamente definire inqualificabili. E’ successo in passato, quando era un ragazzo: nel 1999 si presentò ai microfoni della Rai con il motto fascista “Boia chi molla” sulla t-shirt, poco dopo scelse l’88 come numero di maglia nel Parma (significa Heil Hitler, lui giura che non lo sapeva). Il guaio è che, con il passare del tempo, le uscite a vuoto di Buffon non sono diminuite. Basti pensare al clamoroso sfogo contro l’arbitro dopo un famoso Real-Juve di Champions, che gli è costato una lunga squalifica dalla Uefa. Per finire con la bestemmia chiaramente udita in occasione della gara contro il Parma, per la quale è stato graziato dal Giudice sportivo.

Alla soglia dei 43 anni, Buffon appare ancora come un eterno bambino che si mette sempre nei guai. Eppure dovrebbe avere imparato a controllarsi e a gestire le emozioni. Macché: non finisce mai di sorprenderci. In positivo, però anche in negativo.

@steagresti