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Fu il trasferimento più caro della storia del calcio e la Sampdoria, ecco, utilizzò appena sette righe per congedarlo. C'erano sentimenti veri, in quell'addio a Genova. E c'erano altrettanti sentimenti, allo stesso modo profondissimi, in quell'approdo a Torino. Il 23 maggio del 1992 si scriveva una nuova storia: Luca Vialli diventava un giocatore della Juventus. La conferma fu improvvisa, ma allo stesso tempo era ormai attesa e comunque "mai accettata", come raccontò Repubblica oltre trent'anni fa. 

IL COLLOQUIO - Vialli, si dice, di andare alla Juve non è che avesse una gran voglia. Ma quasi quaranta miliardi tra giocatori e contanti, più un contratto quadriennale da dieci miliardi netti più premi, era difficile da rifiutare da entrambe le parti. Luca andrò a parlarne con Mantovani: pochi minuti, poi volto scuro e direzione Bogliasco, dove ai cronisti presenti non disse una parola. Boskov sì, si presentò ai microfoni e ai taccuini: ammorbidì i contorni del trasferimento, era un dolore profondissimo e lo schivò alla sua maniera. "Ero al corrente della trattativa da tempo, anche se la società non mi ha mai detto nulla. Lui ha sperato fino all' ultimo che la cosa non andasse in porto, ma è troppo intelligente e ben educato per dire di no a Mantovani", raccontò. 

LE DUE TESTE DI VIALLI - Nei giorni che anticiparono il trasferimento, Vialli aveva "due teste", una bianconera e l'altra blucerchiata. Amò la Samp più di tutto e tutti, anche più della Juve, eppure i tifosi bianconeri non ne sono mai stati gelosi. Come si poteva, del resto, dinanzi a un amore da favola? Nel pomeriggio, in quel 23 maggio 1992, Luca incontrò Boniperti nelle segrete stanze di un albergo torinese, che aveva già conosciuto con la Nazionale. Dalla sede di piazza Crimea, il Presidente si rifugiò dietro un "no comment": aveva appena piazzato il colpo più importante della storia del mercato, almeno fino a quel momento. Un colpo da Coppa dei Campioni. Da amore vero.