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"Anatomia criminale di una curva". Apre così Il Fatto Quotidiano raccontando la realtà della Curva Nord dell'Inter e l’accusa di associazione a delinquere. Dalle indagini della Digos, lavoro investigativo inedito a livello nazionale, minuzioso e attento, sono emersi tanti dettagli sul business che ruota intorno a San Siro, quello legato allo “Zio” Vittorio Boiocchi, re di affari e traffici fino al 29 ottobre 2022 quando viene ucciso sotto casa. Come si legge, ci sono: "Affari, accessi abusivi allo stadio e bagarinaggio grazie alla compiacenza di alcuni dirigenti dell’Inter (non indagati), parcheggi vip, denaro reimpiegato in sale scommesse, conti bancari, cassette di sicurezza e legami con la politica di governo".

POLITICI E ONLUS - E non solo. Anche "una associazione nata per organizzare eventi benefici anche in collaborazione con la comunità Exodus di Don Mazzi, ma che in realtà è solo una facciata legale dove inserire nel consiglio anche due europarlamentari, Carlo Fidanzadi FdI e Silvia Sardone della Lega (non indagati) “per darle più credibilità” e così parlare con i vertici dell’Inter, visto che alle società di calcio per legge è vietato interloquire con gli ultras". Il nome? L'associazione è We are Milano e, secondo la Digos, almeno fino al marzo scorso, è nella piena disponibilità del direttivo della Curva Nord che la utilizza, oltre che per tenere rapporti societari anche per organizzare raccolte fondi attraverso l’investimento di denaro di dubbia provenienza e per far ottenere misure alternative ai membri della curva arrestati o condannati.

'NDRANGHETA - Ma non è finita qui. Secondo i pm - si legge ancora sul Fatto - è uno dei rami che "compongono un’associazione a delinquere all’interno della Curva Nord e che può contare anche sui rapporti con il calabrese Giuseppe Caminiti, parente del narcos della ’ndrangheta Salvatore Papandrea, il quale gestisce i parcheggi vip nella pancia del Meazza". 

LA STRUTTURA - L’indagine della Procura di Milano è ancora aperta. Anche se morto Boiocchi il direttivo sarà modificato: resterà Andrea Beretta che intercettato spiega come non esista democrazia, ma solo un "noi comandiamo e decidiamo". Con lui Renato Bosetti, detto Renatone, che secondo la Digos ha gestito gli ingressi abusivi e l’indotto del bagarinaggio, anche grazie alla collusione con diversi steward. Ed è lui che spiega il funzionamento: l’Inter non può parlare con Curva Nord, We are Milano serve per parlare con l’Inter. Ora - scrive ancora il Fatto - "la gestione “criminale” della curva sarà diretta da un gruppo ristretto, il cosiddetto cerchio magico “degli otto” che ogni giovedì si riunisce al tavolo del ristorante la Barchetta di via Tesio. Tra loro, oltre a Bosetti, Boiocchi e Beretta anche Giacomo Pedrazzoli, leader degli Irriducibili e membro del movimento di estrema destra Lealtà Azione. Una organizzazione con re e vicerè, divisa per settori: da un lato gli affari e all’altro l’ala militare addestrata per gli scontri nelle palestre del Corvetto. Del resto il modo di rapportarsi con la società Inter e le richieste avanzate, scrive la Digos, “segua una logica di stampo mafioso” con “tentativi di intimidazione finalizzati al raggiungimento di illeciti scopi”.".