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Il coraggio di Sarri: fa fuori Pjanic e gestisce Dybala vincendo a mani basse Juve-Inter
CAMBIARE - Eh, cambiare. Il verbo più semplice, abusato e meschino di tutti. Che vuol dir tanto, ma non necessariamente tutto. Sarri, comunque, è cambiato e ha cambiato. E' andato di esterni veloci di gamba e pensiero, quindi di trequartisti ragionieri. Appena ha ritrovato passo e sensazioni giuste, è tornato all'ovile dei suoi pensieri primordiali, quelli che percorrevano la sua mente negli stessi istanti in cui varcava la soglia della Continassa per stringere la mano ad Andrea Agnelli. Douglas Costa titolare, in fondo, si spiega anche con un moto di nostalgia per la Juventus ideale e idealizzata a giugno. Stessa storia Higuain titolare, Dybala prima riserva. La partita contro l'Inter ha detto che senza Joya si vive, ma che sarebbe assurdo averne e non sfruttarla: e adesso? Adesso si cambia. Ancora.
PJANIC - Attenzione: si cambia in attacco, difficilmente Sarri lo farà a centrocampo. Due motivi su tutti: Bentancur in regia libera il posto a Ramsey sul centro-destra, l'unico in grado di potenziare la fase offensiva della Juventus e l'unico a buttarsi dentro, a creare superiorità numerica, a infilarsi in nei vicoli stretti lasciate da tutte le difese. Il secondo: della fase involutiva di Pjanic nessuno aveva bisogno. Ancor meno il tecnico toscano. E tenerlo fuori, nel momento in cui i bianconeri si sono riscoperti profondamente fragili nel mezzo, è stato un atto di coraggio ben ripagato. Anzi: proprio un atto rivoluzionario, da Che Guevara del pallone e delle decisioni per nulla a cuor leggero. Del resto, “se vale la pena rischiare io mi gioco anche l'ultimo frammento di cuore": e indovinate pure di chi è.
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