Esattamente sette giorni fa Cristiano Ronaldo ne ha utilizzate quasi 300, di parole, per fare chiarezza - o alimentare il caos - attorno al suo futuro. Ha scritto che vengono diffuse informazioni fasulle sul suo futuro, ha spiegato con modi ruvidi perché non sarebbe tornato al Real. Un modo per cercare di sminuire il peso delle smentite arrivate da Madrid in merito a un interessamento nei suoi confronti: sia il club che Ancelotti avevano preso le distanze da questa ipotesi. Sa, CR7, che il suo procuratore lo ha proposto un po’ a tutti i grandi club: United, Psg, Real, City. E sa anche che tutti, per ora, hanno risposto: no, grazie. Ma gli è più comodo addossare la colpa a chi, in modo a suo dire irrispettoso, ha parlato di lui in chiave mercato. E perché il suo nome non deve essere tirato in ballo? A proposito: in quelle 300 parole nelle quali Ronaldo si indignava per le indiscrezioni sul suo conto, non c’era scritto che sarebbe rimasto alla Juve al cento per cento. E nemmeno che sarebbe rimasto alla Juve. Anzi, neppure c’era la parola Juve.
Il no di Kane al City potrebbe aprire le porte di Manchester proprio a Ronaldo. Come si possa sostituire l’uno con l’altro, considerate le caratteristiche tecniche, è difficile da capire. Ma questa è un’altra storia. E’ invece accertato che Guardiola si sia interessato a due personaggi che hanno comportamenti opposti: a uno basta poco spazio per sospirare “ti amo”; all’altro non ne è sufficiente molto per dire “resto”.
@steagresti