IERI E OGGI - E l'unione con il Maestro, a prescindere dai discorsi di classifica, è un concetto che a Torino sta funzionando. Buffon, così come Chiellini e Bonucci, si è caricato il gruppo sulle spalle larghissime e prova a trascinare i giovani fuori da un naturale guscio di timore. Prendete l'immagine, ultima, con l'ingresso di Bernardeschi contro la Fiorentina: a dargli carica e rassicurazioni era proprio Buffon, che - e molto volentieri - ha accettato il ruolo di fratello maggiore e di punto di riferimento. Lui in primis ha messo da parte 'ieri' per abbracciare una nuova versione dell'oggi. Ha fatto ciò che non aveva mai pensato di dover fare: arrendersi al tempo.
DOMANI - Ovviamente, se a 42 anni è ancora lì a lottare, vuol dire che si è arreso a modo suo. Senza i vincoli classici dei calciatori, senza dover incorrere a 'incoraggiamenti forzati' dall'alto. Solo lui a decidere, sempre lui a farlo, e mai nessuno che possa prendersi la briga di mostrargli una strada. Pertanto, del domani che ne sarà? Sta per arrivare un altro anno e il contratto è in scadenza. Gigi glissa come ai vecchi tempi, sembra non arrivi mai il momento per parlarne. Intanto, dimostra di poter andare avanti, di poter dare ancor più senso a queste annate. Ma non c'è Nazionale o un obiettivo a lungo termine: può battere Ballotta come portiere più anziano a giocare in Champions League. Ma è un record che vuole davvero, super Buffon?